Alla facoltà di Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e protesi dentaria ci sarà "il superamento del numero chiuso e l'abolizione del quiz di ingresso già dal prossimo anno accademico", la riforma "sarà approvata la prossima settimana alla Camera in via definitiva. Dunque, sarà legge". Lo conferma la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, in una lettera al Messaggero. La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), si dice favorevole alla riforma dell'accesso alla Facoltà di Medicina ma esprime perplessità in merito all’iscrizione libera al primo semestre, “il percorso di orientamento e di preparazione agli esami del primo anno di università potrebbe, utilmente, essere anticipato agli ultimi anni del liceo, sul modello già sperimentato dei licei biomedici".
Sulle colonne del Messaggero, Bernini spiega che "per le Università non statali il percorso è diverso e non può e non deve essere confuso con quello, ormai tracciato, delle statali". "Insomma - prosegue - l'Università italiana volta pagina. Gli atenei italiani non si presenteranno più con l'insopportabile dicitura 'numero chiuso' ma con le porte aperte di chi ha l'ambizione di accogliere studenti e formarli per farli diventare bravi medici. Una svolta che, come detto, si somma al superamento del test d'ingresso generando una vera e propria rivoluzione. È un cambiamento radicale, che recepisce istanze e bisogni di migliaia di studenti e delle loro famiglie, dando ad essi un sistema più razionale e più opportunità".
Per Roberto Monaco, segretario e coordinatore dell'Area strategica Formazione della Fnomceo, sentito in audizione dalla settima Commissione Cultura della Camera, è “importante costruire, insieme al Parlamento e al Governo, un rinnovamento a tutto tondo della formazione del medico e dell'odontoiatra. Pertanto, ribadiamo l'importanza nonché la necessità di una riforma complessiva del sistema di accesso ai corsi di laurea magistrale in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, che concorra a sostenere il Servizio sanitario nazionale attraverso una programmazione adeguata ed efficace dei fabbisogni che veda gli Ordini professionali coinvolti alla luce di un percorso di orientamento e formazione". "Siamo d'accordo - ha continuato - sull'importanza di un percorso di orientamento e formazione. Crediamo anzi che tale percorso non debba essere delegato solo all'università, ma debba partire sin dalle scuole superiori. A questo proposito, siamo pronti a mettere a disposizione l'esperienza, portata avanti insieme al ministero dell'Istruzione sin dal 2017, dei licei con 'biologia a curvatura biomedica', che potrebbe essere un valido modello per la riforma. Insieme al ministero dell'Istruzione abbiamo già attivato un percorso di orientamento professionale verso la Facoltà di Medicina, una sperimentazione in molti licei italiani che sta dando buoni risultati". Sono attualmente 20mila gli studenti coinvolti nel percorso, 5mila i medici, 800 i docenti di 207 licei classici e scientifici. Ad aderire al progetto, 105 Ordini dei medici su 106.
"Questa - ha aggiunto - potrebbe essere una via: consentire che i ragazzi possano prepararsi, sin dagli ultimi anni delle superiori, su un programma preciso, in modo da poterli poi valutare su ciò che hanno studiato, tenendo conto in questa valutazione anche dei crediti acquisiti in questo percorso. Questo peraltro permetterebbe ai giovani di capire se sono veramente tagliati per i corsi di laurea in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, e quindi di scegliere consapevolmente senza sprecare poi il primo anno di università". "Riguardo ai medici - ha spiegato Monaco - questa Federazione ritiene importante evidenziare che il numero programmato non dovrebbe essere calibrato su cifre più elevate rispetto ai fabbisogni. Si rischia altrimenti di creare una pletora di disoccupati che non corrispondono alle reali necessità del Servizio sanitario nazionale e che dovranno per forza di cose cercare lavoro all'estero, o rimanere inoccupati: occorre dare valore ai 10 anni di formazione di un giovane medico. I numeri che ad oggi circolano - ha avvertito - non sono invece coerenti con il numero dei medici che andranno in pensione: se tra 10 anni andranno in pensione meno di 7mila medici e oggi viene consentito un accesso a Medicina a oltre 20mila giovani, una parte di questi probabilmente non avrà occupazione. Quindi programmare in maniera adeguata, soprattutto tenendo conto del fabbisogno di medici, è la via migliore per dare una risposta al sistema, ma soprattutto per non illudere i giovani".