La possibilità che i medici di base diventino dipendenti Ssn e non più liberi professionisti è al centro della riforma che il Governo Meloni sta portando avanti da diversi mesi. “Dobbiamo migliorare il Ssn con delle riforme che vanno fatte perché sono passati tanti anni da quando è stato istituito e quindi bisogna avere il coraggio di cambiare alcune cose", e rispetto alla volontà di alcuni presidenti di regione di far entrare i medici di famiglia nel Ssn come dipendenti "stiamo aspettando le proposte delle regioni". Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, uscendo dall'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Cattolica sede di Roma, e rispondendo alle domande dei giornalisti.
A nutrire, invece, dubbi circa l’utilità della riforma è Francesco Zaffini, presidente della Commissione Salute, Lavoro e Previdenza Sociale del Senato di Fratelli d'Italia. Intervistato da Affaritaliani.it spiega: “La mia opinione personale è che ho forti dubbi che la dipendenza pubblica" dei medici di medicina generale "sia la soluzione, non ho certezza che sia la soluzione adeguata. Penso invece che la soluzione giusta si possa trovare nelle pieghe dell'attuale sistema aumentando il monte ore già a disposizione dei servizi sanitari regionali, ad esempio aprendo al convenzionamento orario in aggiunta a quello per quota capitaria. Il ministro Schillaci vedrà nei prossimi giorni la presidente del Consiglio Meloni e insieme troveranno la determinazione finale e la soluzione, tenendo presente che la libera professione c'è solo in Italia e nel Regno Unito". "Il tema c'è - spiega - perché alcuni presidenti di Regioni, soprattutto del Nord ma non solo, ad esempio anche Rocca del Lazio, chiedono di avere a disposizione un monte ore maggiore per la carenza di personale sul territorio. Rocca, ad esempio, dice che non è fondamentale che diventino dipendenti pubblici ma l'importante è che ci siano più ore soprattutto per vaccini, case di comunità e altri servizi di questo tipo".
Il tema della dipendenza dei medici di medicina generale è "una vexata quaestio che esiste da anni e che trae origini dall'architettura del sistema sanitario nazionale ovvero 45 anni fa. In Europa solo Italia e Regno Unito hanno i medici liberi professionisti, in tutti gli altri Paesi sono dipendenti statali. C'è da sottolineare che si è creata una sensibilità particolare verso la libera professione e che la maggior parte di chi opera sui territori ed è già formato è contrario all'idea di diventare dipendente dello Stato. Cosa diversa rispetto ai neo-laureati che sono più propensi. C'è da dire anche che 40 e 30 anni fa era una professione prettamente maschile mentre oggi è prevalentemente femminile quindi esistono anche esigenze di orari differenti tra uomo e donna", sottolinea Zaffini. Zaffini è convinto che si arriverà a una soluzione. "Si tratterebbe di un forte cambiamento di paradigma e bisogna preparare la categoria a questo, anche se capisco bene le esigenze dei presidenti di regione di avere un monte ore maggiore per i bisogni e le necessità dei propri cittadini. Però non vanno sottovalutate le richieste della categoria. Una valutazione d'insieme andrà fatta tenendo presente tutte queste considerazioni", conclude.