Le autorità sanitarie dell'Uganda hanno confermato giovedì 30 gennaio 2025 un caso di malattia da virus Ebola nella capitale Kampala. Per l'Uganda è l'inizio della settima epidemia di Ebola, anche se al momento, nessuno dei contatti del paziente ha manifestato segni di infezione.
Fra le misure pianificate per supportare l'Uganda nello sforzo di contenimento del focolaio di Sudan ebolavirus (Svd) c'è anche l'accesso a candidati vaccino e trattamenti. A consentirlo è stata l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) insieme ai partner in campo. La rete ha "immediatamente aumentato il sostegno alla risposta del governo ugandese all'epidemia di Svd", che è un patogeno parte della famiglia di virus Ebola, "anche facilitando l'accesso a un vaccino candidato e a trattamenti candidati", nello specifico un anticorpo monoclonale e un antivirale. Le prime 2.160 dosi sono già a Kampala, in Uganda - informa l'Oms - in quanto "sono state preposizionate come parte della preparazione all'epidemia".
I team di ricerca sono stati dispiegati sul campo per lavorare insieme ai team di sorveglianza mentre si attendono le approvazioni. Il vaccino candidato e i trattamenti candidati vengono resi disponibili attraverso protocolli di sperimentazione clinica, che consentiranno di documentarne ulteriormente l'efficacia e la sicurezza. L'Uganda ha al momento, secondo dati disponibili al 30 gennaio, un caso confermato (deceduto) e 45 contatti in fase di follow-up (34 operatori sanitari e 11 familiari). Il Paese africano ha già sperimentato 5 precedenti focolai di Svd. L'ultimo è stato dichiarato a settembre 2022 e si è concluso a gennaio 2023, con 164 casi e 77 decessi. Durante quell'epidemia, un comitato di esperti esterni dell'Oms ha valutato i vaccini candidati e fornito raccomandazioni sulla loro idoneità per la valutazione in Uganda, come parte di una sperimentazione clinica contro il virus.
Ora l'agenzia Onu collabora con il ministero della Salute dell'Uganda e con i suoi principali ricercatori locali designati, i loro team del Makerere University Lung Institute e dell'Ugandan Virus Research Institute, nonché con esperti di filovirus e sperimentazioni e regolatori di tutto il mondo, per avviare i trial. L'obiettivo della sperimentazione del vaccino è valutare un candidato potenzialmente efficace e, se efficace, contribuire eventualmente a porre fine all'epidemia in corso e proteggere le popolazioni a rischio in futuro. Hanno diritto a partecipare le persone a più alto rischio di Svd, cioè i contatti stretti di una persona con infezione confermata o morta per la malattia. I siti dello studio saranno quindi i luoghi in cui risiedono i contatti del caso o dei casi. E i team si sposteranno rapidamente in queste aree per svolgere il lavoro con l'approccio della vaccinazione ad anello. Iavi ha fornito il suo vaccino candidato, Gilead l'antivirale remdesivir. E tra chi sta supportando l'implementazione delle sperimentazioni ci sono Cepi, Africa Cdc, la Health Emergency Preparedness and Response Authority (Hera) della Commissione Europea e l'Oms. "Questa rapida azione - conclude l'Oms - è il risultato di sforzi instancabili per costruire una cooperazione internazionale sulla ricerca e la valutazione e implementazione di contromisure di fronte a patogeni pericolosi".