Attualità
Inquinamento
30/01/2025

Terra dei fuochi, Corte europea diritti umani: Italia mette a rischio la vita degli abitanti. La sentenza

Pur riconoscendo un rischio per la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi "sufficientemente grave, reale e accertabile", le autorità italiane non hanno preso le dovute misure

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Pur riconoscendo un rischio per la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi "sufficientemente grave, reale e accertabile", che può essere qualificato come "imminente", le autorità italiane non hanno preso le dovute misure. È la sentenza definitiva pronunciata dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) che ha condannato l'Italia e ha stabilito che il nostro Paese debba introdurre, senza indugio misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell'inquinamento in questione. La Corte di Strasburgo ha riconosciuto la strage silenziosa che da decenni colpisce i cittadini dell’area campana, dove vivono oltre 2,9 milioni di persone, e continua a far registrare un aumento dei tassi di cancro e dell’inquinamento delle falde acquifere perché coinvolta nell’interramento di rifiuti tossici. “La sentenza della Corte Europea è un atto d'accusa inequivocabile: lo Stato italiano ha abbandonato i suoi cittadini, permettendo che la Terra dei Fuochi diventasse una camera a gas a cielo aperto”, dichiara Antonio Giordano oncologo, anatomopatologo della Temple University e Presidente dello Sbarro Institute che per primo ha denunciato il fenomeno della terra dei fuochi in un libro inchiesta.

I giudici hanno ritenuto che "non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell'affrontare la situazione della Terra dei Fuochi". Evidenziano che i progressi nel valutare l'impatto dell'inquinamento sono stati lenti, quando invece occorreva celerità. Inoltre, indicano che lo Stato non è stato in grado di dimostrare di aver preso tutte azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti nell'area della Terra dei Fuochi. "Data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato", scrive la Cedu. La sentenza emessa oggi concerne i ricorsi di 41 individui e 5 associazioni. La Cedu ha deciso di accettare in parte le obiezioni del governo e ha rigettato i ricorsi delle associazioni e di numerosi individui. I giudici ritengono che le associazioni non sono "direttamente interessate" da presunte violazioni derivanti da un pericolo per la salute dovuto all'esposizione al fenomeno dell'inquinamento, e che mancano della legittimazione ad agire per conto dei loro membri. Per quanto attiene invece agli individui, per alcuni non ci sono prove sufficienti che loro i parenti vivessero in aree interessate dal fenomeno dell'inquinamento.

L’oncologo Giordano dichiara che “per anni, chi doveva intervenire ha finto di non vedere, ha minimizzato, ha promesso e poi si è girato dall'altra parte, mentre la gente si ammalava e moriva. Ora l'Europa ha detto chiaramente quello che la scienza denuncia da anni: questa è una strage silenziosa e lo Stato ha gravi responsabilità”. Ecco perché per Giordano, “non è più il tempo delle scuse, dei rinvii, dei soliti balletti politici, di promesse e slogan. La salute non è un lusso, è un diritto costituzionale e chi siede nelle Istituzioni ha il dovere di tutelarla con i fatti e non solo con le parole. Bonifiche serie, controlli reali, pene severe per chi ha avvelenato la nostra terra e le nostre vite".

Anna Capasso

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