È la polemica sulla riorganizzazione dell’assistenza sanitaria primaria proposta dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Secondo Francesco Esposito, segretario nazionale della Federazione Medici Territoriali (FMT), l’idea di centralizzare i medici di famiglia nelle Case di comunità e trasformarli in dipendenti rischia di compromettere gravemente la qualità dell’assistenza in molte aree del Paese, in particolare nei comuni più piccoli e nelle zone rurali. “Il 2025 inizia con una proposta vecchia e superata”, attacca Esposito. “Le Case di comunità, con 1420 strutture previste, non possono coprire le esigenze sanitarie di oltre 8000 comuni, spesso situati in aree montane o isolate, dove i pazienti sono perlopiù anziani con patologie croniche. Questi ‘mega ambulatori’ possono funzionare in contesti urbani, ma nelle aree periferiche rischiano di lasciare migliaia di cittadini senza assistenza medica”.
FMT rivolge un appello all’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) affinché sostenga la necessità di mantenere una rete capillare di assistenza sul territorio. “Servono ambulatori diffusi e potenziati con più risorse, tecnologie e personale,” continua Esposito, indicando come modello le Unità di cure primarie già operative in alcune zone d’Italia. Secondo il sindacato, “forzare i medici di famiglia a lavorare esclusivamente nelle Case di comunità equivarrebbe a una ‘deportazione’ che svuoterebbe intere aree del Paese di professionisti sanitari”. Critiche anche sulla proposta di trasformare i medici di famiglia in dipendenti pubblici. Esposito sottolinea che tale misura potrebbe minare il rapporto fiduciario tra pazienti e medici, eliminando la possibilità per i cittadini di scegliere liberamente il proprio dottore. “La fiducia e la prossimità sono pilastri fondamentali della medicina territoriale”, spiega.
Come osserva Maurizio Sacconi, “trasformare i medici in dipendenti sarebbe un passo indietro, mentre il futuro è la medicina di gruppo, dove autonomia e indipendenza del professionista restano centrali”. La Federazione chiede al Governo di riconsiderare l’intero progetto, investendo sulla medicina territoriale già esistente e potenziando i servizi locali invece di concentrare tutto in grandi strutture. “Serve una visione più attenta alle esigenze reali dei pazienti e alla complessità del nostro Paese”, conclude Esposito.