Entro il 2026 apriranno oltre 1400 case di comunità e i medici di famiglia dovranno lavorare 18 ore a settimana in queste strutture. A evidenziarlo con riferimento agli investimenti previsti dal Pnrr, il ministro della Salute Orazio Schillaci durante l’intervista all’Healthcare Summit del Sole 24 Ore. “Io sono molto chiaro” ha detto: “questa non è una scelta, è una necessità. I medici di famiglia sono da sempre vicini ai cittadini e devono capire che la sanità è cambiata e quindi dobbiamo veramente guardare al futuro. Tutti devono fare la propria parte” ha aggiunto Schillaci. “Sono certo che i medici di famiglia non si tireranno indietro. E il calcolo delle ore dovute è un calcolo che si basa su quello che attualmente è il numero dei medici di famiglia, per cui al di là della formula, non possiamo non avere i medici di famiglia all'interno delle case di comunità, così come non possiamo non avere degli orari che poi assicurino il funzionamento continuativo delle stesse case di comunità”.
Con riferimento alle case di comunità nei giorni scorsi la Corte dei Conti ha evidenziato, in un comunicato che ha aggiornato il monitoraggio relativo all'intervento del Pnrr della Regione Lombardia, "una ridotta operatività per effetto della carenza di personale medico e di forti limitazioni sull'orario di apertura e sulla gamma di servizi previsti, oltre che per la contestuale sussistenza di cantieri per lavori di adeguamento". In Lombardia la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale ha previsto la creazione di 187 Case di Comunità e 60 Ospedali di Comunità entro il 2026, con la Regione che dichiara "che ad oggi risultano attive 125 Case di Comunità e 20 Ospedali di Comunità". Come spiega la Corte, "49 delle 125 Case di Comunità attive offrono servizio per meno di 12 ore al giorno e meno di 6 giorni a settimana; 15 strutture sono state accreditate come 'Spoke' (funzionanti per 12h invece di 24h, 6 giorni su 7 invece di 7 giorni su 7) non rispettando l'accordo col ministero della Salute - si legge nel comunicato -; 85 risultano sprovviste di medici di medicina generale e in 112 mancano i pediatri di libera scelta, un dato peggiore rispetto al precedente controllo di luglio 2023, nonostante l'incremento di strutture aperte. La situazione migliora per quanto riguarda la presenza del personale infermieristico oltre al personale amministrativo e socio-sanitario". Per garantire la piena operatività delle strutture, e dunque il raggiungimento del target Pnrr entro fine 2026, "occorre che la Regione si impegni con stanziamenti pluriennali vincolati alle assunzioni per il personale dedicato all'assistenza territoriale". La Corte esprime "preoccupazione sul conseguimento dell'obiettivo della riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale" e sottolinea che "nonostante i fondi del Pnrr siano impegnati nel bilancio regionale dal 2022 e le linee guida per la rendicontazione siano state approvate dalla Regione a luglio 2023, per le spese finora anticipate dagli enti sanitari non è stato emesso alcun provvedimento di liquidazione".