Da Anaao Assomed a Cimo-Fesmed, fino a Nursing Up, è univoca la soddisfazione da parte dei sindacati del personale ospedaliero all’approvazione del Consiglio dei ministri del Decreto legge anti-violenze, finalizzato a contrastare la brutale escalation di aggressioni. Ora, però, i sanitari chiedono di lavorare sulla prevenzione. “Il decreto approvato è un provvedimento che risponde in maniera decisa, dura ed efficace alle nostre richieste di intervento per ridurre il fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari". Commenta così, in una nota, il segretario nazionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, Pierino Di Silverio. "Sappiamo bene - continua- che queste misure rappresentano un deterrente e non sono sufficienti a risolvere completamente il problema che è oramai diventato sociale ancor prima che professionale o politico. Ora bisogna procedere spediti verso la riformulazione del paradigma della presa in cura del paziente, rendendo più appetibile la professione e contrastare così la carenza di personale. Per uscire dal questa spirale di violenza è necessario agire anche sulla cultura e sulla sensibilizzazione della popolazione e restituire la dignità professionale al dirigente medico e sanitario". Per Di Silverio, "riteniamo che tutti debbano fare la propria parte, noi per primi, per infondere fiducia nel sistema di cure pubbliche e nei suoi professionisti, e non cercare a tutti i costi il capro espiatorio anche attraverso pubblicità mirate come sempre più spesso accade da parte di sedicenti studi legali".
Anche Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Cimo-Fesmed sostiene che l'approvazione del decreto legge sulle aggressioni sia “una risposta concreta e immediata ad una emergenza nazionale. Plaudiamo e sosteniamo l'operato del ministro Orazio Schillaci”. Ma precisa: "Naturalmente questa è soltanto una risposta a valle di una emergenza sociale incontrollabile". Ora "lavoriamo sulla prevenzione". "A questo punto - afferma Quici - è necessario che la raccomandazione numero 8 del ministero diventi una direttiva obbligatoria da attuare da parte dei direttori generali degli ospedali. Auspichiamo, inoltre, che il documento di valutazione del rischio non sia il solito 'foglio di carta' che resta a marcire nelle scrivanie, come nel recente passato lo è stato il piano pandemico pre Covid, ma che venga immediatamente attuato", conclude il leader della federazione a cui aderiscono Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed. Il sindacato degli infermieri Nursing Up in riferimento al Dl contro le aggressioni al personale sanitario ritiene che l’ok al decreto legge apra “inevitabilmente la strada, da parte di sindacati come il nostro, da sempre in prima linea nella delicata battaglia per la tutela della sicurezza degli infermieri e di tutti gli altri operatori sanitari del nostro Ssn, ad una serie di doverose riflessioni". Tuttavia, secondo Nursing Up "è legittimo chiedersi se questi provvedimenti, quali in particolar modo l'arresto in flagranza di reato e la possibilità, attraverso l'uso di sistemi di video sorveglianza, di arrivare a punire l'aggressore, con la detenzione, anche 48 ore dopo aver commesso il crimine, nonché l'ulteriore inasprimento delle pene anche per chi danneggia i beni materiali di un ospedale, potrebbero davvero rappresentare quella svolta in termini di drastica diminuzione del numero di violenze che, ad oggi, hanno toccato addirittura la media di due episodi al giorno".
"Abbiamo la sensazione, ancora una volta, di essere di fronte ad un piano strategico 'completo solo a metà' - riporta una nota - dal momento che, i sopra citati interventi vengono classificati come prevenzione, quando, oggettivamente, rientrano nella sfera della 'punizione esemplare' e dell'inasprimento delle pene. Ribadiamo, quindi, al Governo, come abbiamo fatto nel recente summit con il ministro Schillaci, la necessità di introdurre, da parte del Viminale, norme che conducano ad una capillare riorganizzazione dei presidi fissi di pubblica sicurezza". La presenza degli "agenti 24 ore su 24, e un solo poliziotto in molti casi potrebbe addirittura non bastare - avvertono dal sindacato degli infermieri - in quegli ospedali con un bacino di utenza nettamente superiore alla media, rappresenta un reale strumento di prevenzione, in grado di arginare, ove possibile, sul nascere, il fenomeno dell'aggressione, cogliendone 'i sintomi', percependo l'eventuale sfociare della rabbia ai suoi 'primi manifestarsi'". I "nostri infermieri e le nostre ostetriche chiedono strategie organizzative nuove - conclude la nota - finalizzate sì a reprimere l'odioso ed esecrabile fenomeno delle violenze nei loro confronti, ma soprattutto in grado di prevenire fattivamente le aggressioni a loro danno. Purtroppo, il provvedimento adottato dal Governo, ben lungi dal garantire le postazioni di pubblica sicurezza con regime di operatività h24 negli ospedali, presidi che un tempo presenti, funzionavano egregiamente anche da deterrente verso qualsiasi accenno di violenza in ambito ospedaliero, sta producendo norme che saranno sì in grado di punire in maniera esemplare gli aggressori, ma solo "a violenza avvenuta".