Aggredire chi tenta di salvare vite "è un reato che va punito penalmente e con severità. Ma contestualmente bisogna intervenire sulle cause: quindi sanare la grave carenza di personale, arginare le fughe all'estero, combattere le querele temerarie per presunta colpa medica, valorizzare i professionisti economicamente e contrattualmente". Lo dichiara in una nota il Presidente della Società Italiana di Chirurgia, Massimo Carlini commentando le aggressioni ai danni del personale sanitario verificatisi al Policlinico di Foggia, all'ospedale di Vibo Valentia e in molte altre città italiane. "Bene la proposta del ministro Schillaci dell'arresto in flagranza di reato per coloro che aggrediscono un professionista sanitario nell'esercizio delle proprie funzioni. La sensazione, però, - precisa Carlini - è che il provvedimento non possa bastare ad arginare il fenomeno; così come non sono sufficienti i presidi fissi delle forze dell'ordine e la presenza dell'Esercito nelle strutture sanitarie". "Ormai da troppi anni - prosegue Carlini - denunciamo inascoltati un'escalation di violenze", ora è però "necessario rimuovere le cause che determinano questa situazione intollerabile". Innanzitutto, la carenza di personale, "che in Italia avrebbe portato a un incremento degli episodi violenti pari al 38% negli ultimi 5 anni. E poi i tempi di attesa nei pronto soccorso e nell'erogazione delle prestazioni specialistiche, che hanno alimentato i pregiudizi nei confronti dei professionisti della sanità, esasperando il rapporto con i pazienti". Per il presidente dei chirurghi va inoltre cambiata la cultura di fondo: "una crisi di valori ha determinato la rottura del 'patto' tra i pazienti e i medici, sui quali ricadono le responsabilità di tutti problemi che attanagliano il Sistema Sanitario Nazionale".