Le aggressioni ai danni del personale medico e sanitario, soprattutto nel contesto del Sistema di emergenza-urgenza, sia a livello territoriale che ospedaliero, sono un fenomeno in costante crescita e di grave degrado. La situazione è ormai diffusa in tutte le regioni italiane. A lanciare l'allarme è Mario Balzanelli, presidente nazionale della Sis118, a seguito di un nuovo episodio di violenza: l'aggressione a una dottoressa durante il suo turno presso la guardia medica estiva di Maruggio, in provincia di Taranto.
Secondo Balzanelli, il fenomeno delle aggressioni, lungi dal diminuire, sta registrando un preoccupante aumento. "È necessario - afferma - che il legislatore intervenga traducendo le analisi delle possibili cause di queste violenze in soluzioni concrete e immediatamente attuabili, affinché si possa realmente prevenire tali episodi". Le mere dichiarazioni di solidarietà non sono sufficienti a chi è stato vittima di violenza, prosegue Balzanelli, sottolineando l'inutilità di queste manifestazioni senza un'effettiva applicazione delle misure repressive già previste dalla legge.
Balzanelli individua due principali cause alla base di questo fenomeno: da un lato, il presunto ritardo nella risposta del servizio di emergenza, che viene spesso attribuito al personale medico, considerato "colpevole" e quindi aggredito; dall'altro, una presunta inadeguatezza della risposta fornita, percepita come non all'altezza delle aspettative. Tuttavia, il presidente della Sis118 respinge queste accuse, sostenendo che i tempi di intervento del 118 sono nella maggior parte dei casi adeguati.
Il fenomeno delle aggressioni, oltre alle lesioni fisiche, ha un impatto devastante sul morale e sulla motivazione degli operatori sanitari, rendendo i turni di servizio sempre più difficili. Balzanelli ricorda che la Sis118 ha evidenziato dal 2017 la necessità di considerare il 118 come la "colonna vertebrale" del Servizio Sanitario Nazionale, una colonna che, però, è sempre più fragile e disarticolata. In assenza di un intervento deciso da parte delle istituzioni, il rischio è che a pagare siano sempre i cittadini e gli operatori sanitari, entrambi vittime di un sistema in crisi.