Il progetto Science Clinic Life Collaboration, nato con l’obiettivo di discutere in modo esaustivo e completo del microcitoma (diagnosi, trattamento, follow up), si compone di quattro workshop tematici dedicati alle seguenti macro-aree:
● Esperienze cliniche
● Patient Journey
● Team multidisciplinari
● Ricerca
Il carcinoma polmonare a piccole cellule, o microcitoma, è stato trattato per decenni con la chemioterapia, standard di cura di prima linea per lo stadio esteso di malattia. I recenti progressi scientifici e gli avanzamenti nella ricerca hanno aperto la strada a una nuova possibilità terapeutica: l’immunoterapia antitumorale.
A oggi, è importante quindi condividere i progressi e le conoscenze raggiunte nel trattamento con immunoterapia e dedicare sforzi sinergici nel tentativo di creare percorsi condivisi a livello clinico, partendo da una fotografia del patient journey attuale in modo da poter migliorare la gestione del paziente oncologico.
Esperienze cliniche
Durante il workshop dedicato alle esperienze cliniche, con un board scientifico di eccellenza composto da Andrea Ardizzoni, del Dipartimento Malattie Oncologiche e Ematologiche, Policlinico di Sant’Orsola, IRCCS AOU, Bologna, Cesare Gridelli dell’UO di Oncologia, AO San Giuseppe Moscati, Avellino e Sara Ramella, Radioterapia Oncologica, Università Campus Bio-Medico, Roma, sono stati esaminati e discussi una serie di casi clinici che evidenziano l’esperienza maturata nei primi anni di disponibilità della nuova opzione terapeutica con atezolizumab per il trattamento del microcitoma polmonare in stadio esteso.
Per quanto riguarda il trattamento a oggi considerato standard, l’immunoterapia combinata con la chemioterapia rappresenta “un’innovazione –commenta Gridelli – la quale in un primo studio registrativo (IMpower133) ha mostrato un beneficio piccolo ma significativo, con una sopravvivenza a cinque anni del 12% contro i 2-3% della sola chemioterapia; tenendo presente che da circa cinquant’anni avevamo a disposizione lo stesso standard di terapia con platino. Questi dati, inoltre, sono stati confermati da studi Real Life”.
Tra i casi clinici esaminati, la discussione sul paziente anziano fragile ha permesso di affrontare il tema dell’ idoneità al trattamento della combinazione chemio- immunoterapia per questi pazienti. “L’immunoterapia – spiega Gridelli – a eccezione della tossicità immuno-correlata, difficilmente dà controindicazioni, che sono tipiche invece della chemioterapia. Per questo, in pazienti anziani fragili, la combinazione deve essere somministrata ponendo attenzione al dosaggio della chemioterapia”.
Infine, è emersa l'importanza della collaborazione tra oncologi e radioterapisti per valutare i casi in cui applicare la radioterapia curativa, considerando gli avanzamenti tecnologici. Ramella commenta: “si è visto in due studi recenti che l’aumento delle dosi di radioterapia e l’utilizzo dell’integrazione boost, aumentano la sopravvivenza e la PFS (progression free survival); la radioterapia in caso di paziente metastatico, se aggiunta dopo la chemio-immuno terapia è in grado di aumentare la sopravvivenza a 20 mesi e infine può essere utilizzata nel trattamento della malattia cerebrale a patto di una corretta profilazione e selezione del paziente”. La combinazione di immunoterapia e radioterapia ad alte dosi rimane un'area di ricerca aperta. La discussione sull’impiego della radioterapia di consolidamento toracica, della stereotassi per le metastasi cerebrali e l’eventuale ruolo della radioterapia per il trattamento delle oliprogressioni ha t evidenziato l’interesse e l'importanza della radioterapia mirata. Ramella conclude: “Una delle strategie che abbiamo a disposizione per migliorare la prognosi del microcitoma è data dall’associazione di terapie tra di loro: chemio- immuno e radio terapia”.
In conclusione, l'immunoterapia ha segnato un significativo progresso nel trattamento del microcitoma polmonare, portando a cambiamenti nell'approccio terapeutico e a migliori risultati a lungo termine. Ardizzoni ha aggiunto che “questo trattamento a oggi porta benefici a una quota di pazienti ancora limitata e pari al 15-20%. L’obiettivo futuro sarà quello di aumentare questa percentuale per estendere il beneficio.” Unmet needs e sfide future si intersecano e innescano diverse riflessioni in merito al trattamento del microcitoma. “Nel microcitoma dobbiamo ancora sviluppare la capacità di personalizzare le terapie grazie al profilo molecolare e alla possibilità di classificare i pazienti”, commenta Ardizzoni, che in merito alla progressione di malattia e alle future opportunità terapeutiche aggiunge: “attualmente, quando il tumore va in progressione dopo un iniziale miglioramento con chemio immuno terapia, ricorriamo ad altri trattamenti sempre di tipo chemioterapico. Tra le potenzialità per il futuro, abbiamo i farmaci cosiddetti bispecifici poiché si legano sia ai recettori sulle cellule neoplastiche sia sui recettori dei linfociti T, migliorando l’azione contro le cellule neoplastiche grazie alla vicinanza. Una seconda categoria di farmaci promettente è data dagli anticorpi farmaco coniugati, che veicolano in modo più preciso il farmaco all’interno della cellula neoplastica, permettendo una maggiore selettività e minori effetti collaterali”.
Il workshop ha permesso l’analisi e la discussione sui casi clinici per confrontarsi su criticità, condividere le buone prassi, ragionare sui trattamenti sistemici e radioterapia utili per la creazioni l’ottimizzazione del percorso di cura del paziente con microcitoma e definizione di linee guida, consapevoli che ogni caso va comunque valutato a sé e considerato nelle sue specificità.