I metodi delle Asl nel Lazio verso i medici di famiglia “rei” di prescrivere troppo stanno modificandosi in peggio. Lo ventila il sindacato Fimmg regionale in una comunicazione agli iscritti. Intanto, le Asl stanno convocando i medici, chiamati a giustificare “troppe” ricette per gastroprotettori, analgesici, eparine rispetto alla media. Il contraddittorio si svolge fuori dei meccanismi presenti dagli accordi regionali, che prevedono dal 2001 le Commissioni per l’Appropriatezza Prescrittiva Interdistrettuali, paritetiche. Dal luglio 2023, la Direzione Regionale Sanità riferisce la Segreteria Fimmg ha preso un’altra strada: l’audit con i singoli medici. Nel 2023 i conti della Regione hanno registrato un disavanzo di 210 milioni sulla farmaceutica, uno scostamento di circa l’11% in più sulla media delle altre regioni. Che non sarebbe colpa dei medici del territorio. Fimmg Lazio sottolinea come gli ospedali spesso non prescrivano sulla ricetta dematerializzata men che meno i privati accreditati né forniscano ai pazienti dimessi i farmaci, e a volte poco sappiano persino delle norme che regolano la prescrizione dei farmaci in regime di concedibilità. Tuttavia, le convocazioni sembrano identificare i mmg “come unici responsabili della spesa farmaceutica convenzionata”. Nel corso dei mesi le convocazioni hanno prodotto una riduzione di spesa “ma poca cosa rispetto all’attesa. Anche perché le rilevazioni, più che l’appropriatezza clinica delle prescrizioni, riguardavano sostanzialmente il numero di confezioni prescritte”.
Fimmg osserva tre “passaggi poco lineari” dell’iniziativa Asl. Primo, si insiste a chiedere conto ai medici di famiglia. Eppure, in 23 anni di confronti nelle commissioni per l’appropriatezza qualche risultato era stato ottenuto, anche in tempi recenti. La spesa farmaceutica convenzionata nel 2019 era di 188,3 euro, nel 2021 era scesa a 181,6, con due dati “bassi” circa 154 euro nella RM6 e 140 nella RM3– che per Fimmg necessitano di maggiore chiarezza. Secondo, non si tiene conto di variabili contingenti, tipo: i periodi storici (pandemia e post pandemia), l’aumento degli anziani, la crisi economica, le cronicità, la precarietà occupazionale con aumento dei disturbi correlati, le liste di attesa. Terzo, non si capisce perché il mmg sia invitato “a stare alla Asl ore ad ascoltare discorsi degni del miglior ragioniere piuttosto che di un medico” e, neanche troppo velatamente, “a diminuire le prescrizioni od a prescriverle a carico dell’assistito”. Questo, quando “il responsabile della dispensazione dei farmaci è il farmacista (il medico risponde della prescrizione di farmaci richiesti dalla persona, che ne ha evidentemente necessità, e con questo atto si assume la responsabilità clinica, professionale, deontologica dell’atto)”.
La pressione “diretta e personale” su ogni singolo medico –denuncia Fimmg Lazio– sta generando “disorientamento e confusione, specie tra i più giovani entrati da poco in servizio (…) Il medico ha l’obbligo di prescrivere in scienza e coscienza e appropriatezza", e il farmacista invece ha "il controllo della dispensazione, compreso quello sulle confezioni eccedenti”, un meccanismo già in essere nel Lazio sui farmaci dispensati ai sensi della nota 97 o sui presidi per i diabetici. Anche nell’ottica di evitare comportamenti “difensivistici” dei medici convocati, il sindacato guidato da Giovanni Cirilli ritiene “cruciale la collaborazione tra medico e farmacista per ottimizzare la terapia farmacologica e garantire la sicurezza del paziente”. Ma aggiunge che per mantenere in equilibrio il SSR serve “una logica di sistema che coinvolga e che non travolga o sconvolga i professionisti”. L’attuale “logica del cruscotto” la ricognizione numerica delle confezioni ritirate in farmacia “non tiene conto della reale attività prescrittiva del medico e tanto meno del reale contesto clinico e sociale del paziente. Né tiene conto del peso della prescrizione indotta da parte di specialisti pubblici e privati. Tanto che la cosiddetta riconciliazione Ospedale-territorio che avrebbe dovuto garantire una modifica del comportamento prescrittivo in relazione alla spesa, non sta dando gli sperati risultati”