
La pandemia da Sars-CoV-2 «ha accentuato la rilevanza dell'esitazione vaccinale per la salute della popolazione. Innanzitutto, l'interruzione e la riduzione delle attività vaccinali durante le prime fasi della pandemia, accompagnate dalla paura di esporsi al rischio di contrarre l'infezione da Sars-CoV-2, hanno determinato una diminuzione complessiva della copertura delle vaccinazioni routinarie». E' l'analisi che arriva dagli specialisti della Siti, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, in occasione del 56esimo Congresso nazionale. Tutto ciò può essere legato a molti fattori, «in primis ad una perdita di fiducia nelle istituzioni e nelle loro modalità di comunicazione - osserva Roberta Siliquini, presidente Siti - E' importante, quindi, per il futuro, affrontare questo problema attraverso corrette campagne informative, con analisi di chi sono coloro che hanno scarsa fiducia nella scienza, al fine di poter essere pronti ad eventuali nuove pandemie, soprattutto causate da quelle che sono chiamate zoonosi. E' un problema, quindi, di 'One Health' che andrà affrontato nel prossimo futuro - precisa - non solo attraverso studi scientifici ben condotti, ma anche attraverso l'individuazione di quei soggetti più fragili o meno propensi alle vaccinazioni che potrebbero essere maggiormente a rischio. Ciò al fine di poter garantire un'equa distribuzione della vaccinazione, cioè di una tecnologia sanitaria estremamente sicura ed efficace a tutta la popolazione».
Secondo dati di Oms e Unicef, nel mondo tale sostanziale riduzione «si è protratta fino al 2021, anno in cui si sono registrate coperture vaccinali del 5% più basse rispetto al periodo pre-pandemico: una battuta d'arresto così cospicua - evidenzia la Siti - da essere definita come la più imponente degli ultimi 30 anni. Si sono registrati, inoltre, cali nelle vaccinazioni pediatriche. Le coperture vaccinali per polio e morbillo, a 24 mesi, rimangono al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall'Oms per limitare la circolazione dei patogeni, ma gli sforzi per recuperare le vaccinazioni perse hanno dato i loro frutti come testimoniato dall'aumento delle coperture per polio a 36 mesi (+0,93%) e 48 mesi (+0,19%) che indicano l'efficacia delle attività di recupero». In questo contesto post-pandemico, le sfide che attendono i professionisti di Sanità Pubblica sono molteplici. L'attenzione deve rimanere alta nel pianificare strategie per recuperare le vaccinazioni mancate durante l'emergenza tramite azioni di catch-up e per promuovere l'adesione alle dosi di richiamo per la vaccinazione anti-COVID-19, adeguando la programmazione alle evidenze man mano disponibili in merito a necessità e tempistiche dei richiami. È necessario monitorare le coperture tramite l'ottimizzazione delle anagrafi vaccinali e promuovere l'uso di strumenti condivisi per esaminare i determinanti di esitazione vaccinale. È fondamentale, infatti, basarsi su dati ed evidenze per comprendere le ragioni di una scarsa adesione e guidare strategie per migliorare coperture e diminuire disuguaglianze. Approfondire i determinanti può aiutare a individuare gruppi a rischio, intesi non solo come a rischio di sviluppare complicanze in seguito a malattie prevenibili con vaccini ma anche - e soprattutto - a rischio di presentare più elevati livelli di esitazione, in modo da progettare interventi e iniziative mirate. Risulta inoltre necessario affrontare l'esitazione vaccinale anche in prospettiva di One Health, favorendo multidisciplinarietà e dialogo tra Società scientifiche.
«Mai negli ultimi secoli abbiamo visto una congiunzione astrale negativa di così tanti eventi dalle guerre, alle crisi economiche e climatiche, che remano contro la salute. È necessario che chi si occupa di sanità pubblica inizi a prevedere di fornire delle risposte concrete da dare ai decisori politici affinché tutti questi fattori influiscano il meno negativamente possibile sullo stato di salute delle diverse popolazioni», ha dichiarato a Sanità33 Siliquini. È essenziale «tenere in considerazione l'infodemia che ha accompagnato la pandemia e la campagna vaccinale e ha contribuito alla diffusione di una quantità eccessiva di informazioni, frequentemente non accurate e spesso intenzionalmente alterate - rimarcano i medici igienisti - rendendo chiara la rilevanza dei nuovi media e sottolineando l'urgente necessità di sviluppare risposte chiare e trasparenti nel campo della comunicazione al fine di contrastare la disinformazione e la sfiducia nelle vaccinazioni e nelle autorità che le promuovono». «L'utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione sicuramente rappresenta una sfida, ma anche una risorsa e un'opportunità per lo studio e il monitoraggio di 'gap' nei livelli di conoscenza della popolazione in merito alle vaccinazioni e per una corretta e capillare informazione, la quale deve tener conto delle potenzialità di una collaborazione multidisciplinare tra professionisti della salute e professionisti della comunicazione. In questo contesto - concludono gli esperti Siti - l'adozione del Piano nazionale prevenzione vaccinale 2023-2025 sarà uno step di fondamentale importanza per garantire un'erogazione uniforme dell'offerta vaccinale in tutta Italia e fornire obiettivi e strategie condivisi in merito a tematiche chiave, quali ad esempio l'informatizzazione e il rafforzamento della comunicazione e della formazione».