
Disponibili a premiare il merito con nuove formule retributive accanto alla quota capitaria, ma perplessi sulla dipendenza: così i medici Fimmg in audizione in Senato sulla modifica del loro ruolo giuridico da discutersi da qui a giugno nell'ambito della riforma territoriale.
Ne hanno parlato alla Commissione Igiene e Sanità il vicesegretario del sindacato
Domenico Crisarà e
Claudio Cappelli del Centro Studi. La posizione della parte pubblica è sempre più critica verso una medicina di famiglia che presenta inadeguatezze. Per
Laura Boldrini, senatrice Pd, "non si deve cambiare tutto adesso ma la prospettiva è quella (la specializzazione in medicina generale e la dipendenza come per gli ospedalieri, ndr)".
La posizione della Fimmg è nella replica di Crisarà : «Noi siamo disponibili a rivedere il peso della quota variabile aumentandolo rispetto a quello della quota capitaria fissa, così da premiare chi di noi si organizza con i fattori produttivi anziché chi non investe e risparmia. Quanto alla prospettiva della dipendenza, sarebbe meno scomoda per noi che per il Servizio sanitario. Da dipendenti, due anni ignorati dalle istituzioni come quelli trascorsi in prima linea contro il Covid non li avremmo vissuti». Ma esistono dei problemi oggettivi, sia per il Ssn sia per l'utenza, se i medici di famiglia diventano dipendenti. «Se in 18 paesi Ue su 26 i medici sono convenzionati e non dipendenti qualche motivo ci sarà», dice Crisarà. Il punto di incontro-scontro con i parlamentari sono le 15 ore settimanali previste per i medici massimalisti dall'accordo nazionale del 2005. Il politico è portato a raffrontarle alla qualità degli studi, che spesso è eterogenea, non rispecchia i requisiti da convenzione richiesti, e dipende dall'accuratezza del singolo medico: tra orari limitati e barriere d'accesso, è l'argomentazione, talvolta i pazienti disertano il Mmg e non per colpa dell'Asl.
D'altra parte, spiega Cappelli, l'accordo nazionale parla chiaro: le 15 ore sono un orario minimo, di ricevimento, da inquadrare all'interno di una "reperibilità" richiesta di 60 ore settimanali, dalle 8 alle 20 dei giorni feriali e fino alle 10 del prefestivo, e ribadita dal decreto Cura Italia numero 18 del 2020. Il nuovo modello di assistenza primaria proposto in Agenas e dato in arrivo, 38 ore settimanali, di fatto estende ad un massimo di 20 ore settimanali il ricevimento in studio, prolungandolo di un'ora in media per giorno feriale, ci aggiunge 2 ore e mezza di attività distrettuali e una e mezza di attività nelle case della salute, ma tutt'al più non fa altro che "riqualificare" 38 ore delle 60 ore settimanali di cui già il mmg dà disponibilità per legge. «Riteniamo che il vecchio accordo del 2005 (di fatto il modello degli attuali ndr) abbia potenzialità che in alcune regioni hanno consentito di dare di più e consenta a certe condizioni di valorizzare il nostro ruolo», dice Cappelli. Che conviene come sia eccessivo il peso della quota capitaria rispetto agli obiettivi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.
Quanto agli aspetti economici, spiega Crisarà, la dipendenza potrebbe portare sorprese nei conti pubblici. «Il Ssn conosce già all'inizio dell'anno le spese della medicina generale definite in convenzione, in quanto all'interno del lordo del Mmg è già calcolato il costo, sostenuto dal medico, dei fattori produttivi, tra cui luce e gas i cui prezzi stanno lievitando; invece, il costo della dipendenza non lo sa perché è netto e le voci di costo di gestione sono tutte a carico dell'Asl».
Uno studio della Cgia di Mestre confronta i 4135 euro lordi del Mmg da moltiplicare per 12 mensilità con i 3546 netti del medico ospedaliero per 13 mensilità, «la differenza è 500-600 euro ma poi per la dipendenza vanno considerati altri titoli reddituali che nel convenzionamento non ci sono, quali il primo mese di malattia (sostenuto, in convenzione, dal medico), il trattamento di fine rapporto, le ferie pagate, la tredicesima, la previdenza Inps, gravidanza e maternità, le sostituzioni». Secondo un altro studio Cgia allegato da Fimmg, se la medicina convenzionata organizzasse lei le nuove case di comunità come ha fatto in Toscana ed Emilia Romagna con le case della salute, in Veneto con le medicine di gruppo integrate, in Lazio con i gruppi di cure primarie, si produrrebbe un attivo di 17 miliardi per le casse del Ssn. Chiosa finale sulla specializzazione in medicina generale, che a parole il Parlamento vuole ma che bocciò tre anni fa non consentendo di procedere all'emendamento Crimì istitutivo di un quarto indirizzo post-laurea accanto a Medicina/chirurgia/servizi.
«Fimmg sostenne l'emendamento. Oggi però -dice Crisarà- ci rendiamo conto che se vogliamo dare dignità al post-laurea, oltre alle risorse per le borse serve l'inserimento nel pre-laurea di insegnamenti specifici come ve ne sono per le specialità d'organo: l'ateneo è pronto a discuterne? Noi sì».
Mauro Miserendino