La Federazione Cimo-Fesmed Lazio non ha firmato l’accordo con la Regione Lazio sull’aumento dell’indennità per i medici dei servizi di pronto soccorso, giudicando i criteri adottati troppo restrittivi e non equi. La decisione è stata annunciata il 19 dicembre in una nota.
«Siamo certamente soddisfatti per i colleghi che, in ogni caso, percepiranno l’aumento – afferma Filippo De Pasquale, presidente Cimo-Fesmed Lazio – ma non possiamo accettare l’esclusione dalla platea dei beneficiari dei medici del 118, dei ginecologi e degli psichiatri che operano anche nei pronto soccorso, così come dei pediatri in servizio nei Dea di primo livello».
Secondo la federazione sindacale, si tratta di professionisti che affrontano quotidianamente «le stesse criticità e gli stessi carichi di lavoro dei medici di pronto soccorso» e che vengono esclusi da un riconoscimento economico che, pur definito «modesto», rappresenterebbe «un segnale di attenzione e valorizzazione».
De Pasquale sottolinea inoltre che in altre Regioni gli accordi sulla distribuzione delle indennità di pronto soccorso hanno incluso anche queste figure professionali. «Non è accettabile – osserva – che, a parità di funzioni e responsabilità, vi siano trattamenti economici differenti da Regione a Regione».
Il tema, ricorda il sindacato, era stato portato anche al tavolo nazionale. Durante le trattative in Aran per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro 2022-2024, Cimo-Fesmed aveva chiesto di definire in modo chiaro la platea dei beneficiari dell’indennità di pronto soccorso, richiesta che non è stata accolta.
«Non abbiamo firmato l’accordo non per contrarietà all’aumento dell’indennità in quanto tale – precisa De Pasquale – bensì perché riteniamo che debba essere riconosciuta a una platea più ampia di medici». Da qui l’auspicio che la Regione Lazio possa riaprire il confronto, rivedendo i criteri adottati e garantendo «un trattamento equo e omogeneo a tutti i medici che operano quotidianamente nei servizi di emergenza-urgenza».