Il test di ammissione al corso di laurea in Medicina e chirurgia è associato a migliori performance accademiche già nel primo anno. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione, condotto dalle Università di Torino e del Piemonte Orientale, recentemente ripreso dal Corriere della Sera nel contesto del dibattito sull’accesso a Medicina e sulla riforma che ha introdotto il semestre filtro.
Lo studio ha analizzato 781 studenti iscritti al primo anno nell’anno accademico 2014-2015 nelle sedi di Torino Molinette, Torino San Luigi e Novara. Di questi, 605 erano stati ammessi regolarmente dopo il superamento del test, mentre 176 si erano iscritti a seguito di ricorso al TAR, pur non avendo superato la prova di selezione.
L’analisi, di tipo osservazionale di coorte, ha seguito gli studenti nel periodo compreso tra gennaio 2015 e febbraio 2016 e ha valutato le performance universitarie attraverso tre indicatori: il superamento di almeno un esame del primo anno, di almeno metà degli esami previsti e di tutti gli esami del piano di studi.
In tutte le sedi considerate, gli studenti ammessi regolarmente hanno mostrato risultati significativamente migliori rispetto ai ricorsisti. In media, i regolari hanno acquisito trentacinque crediti formativi universitari su poco più di quarantaquattro, contro circa ventisei CFU dei ricorsisti. Anche la media dei voti risulta più elevata tra gli ammessi regolarmente (26,5 contro 24,5). Alla fine del primo anno, il 48% dei regolari aveva completato tutti gli esami previsti, rispetto al 22% dei ricorsisti.
Il valore predittivo positivo del test risulta pari a 0,93 per il superamento di almeno un esame tra gli studenti regolari, contro 0,81 nei ricorsisti; scende a 0,48 contro 0,22 quando l’outcome è il completamento di tutti gli esami del primo anno. Anche dopo l’aggiustamento per sesso, età, tipo di diploma e voto di maturità, l’associazione tra superamento del test e migliori performance accademiche rimane statisticamente significativa.
Secondo l’articolo del Corriere della Sera, il meccanismo di selezione rimasto in vigore per oltre venticinque anni presenta una capacità predittiva delle carriere universitarie almeno nella fase iniziale del percorso. Il quotidiano ricostruisce il contesto dell’anno accademico 2014-2015, quando, a seguito di irregolarità nella prova, i ricorsi al TAR portarono all’ammissione in sovrannumero di un numero consistente di studenti inizialmente esclusi, rendendo possibile un confronto diretto tra ammessi regolari e ricorsisti.
Gli autori dello studio precisano che i risultati vanno interpretati con cautela, alla luce del periodo di osservazione limitato al primo anno e del contesto geografico circoscritto. Riconoscono inoltre che il test misura prevalentemente competenze cognitive e non attitudinali. Tuttavia, l’analisi suggerisce che la selezione all’ingresso consenta di intercettare precocemente le difficoltà del percorso formativo e di ridurre il rischio di accumulo di debito formativo già nelle prime fasi degli studi.