 
        L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) segnala un bilancio di 518.328 casi di colera e 6.508 decessi registrati dal 1° gennaio al 28 settembre 2025 in 32 Paesi di cinque regioni. Il dato, contenuto nel rapporto “Multi-country outbreak of cholera – Situation Report n.31” pubblicato il 29 ottobre 2025, conferma che il rischio globale resta “molto alto”.
Le aree più colpite sono la Regione del Mediterraneo orientale (306.762 casi) e la Regione africana (199.724), seguite dal Sud-Est asiatico, dalle Americhe e dal Pacifico occidentale. Nessun caso è stato notificato nella Regione europea.
Nel solo mese di settembre sono stati segnalati 45.787 nuovi casi e 601 decessi, in calo rispettivamente del 27% e del 37% rispetto ad agosto. Tuttavia, il numero complessivo dei decessi del 2025 ha già superato quello del 2024, che a sua volta rappresentava un aumento del 50% sul 2023.
Tra i Paesi più colpiti figurano Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Angola, Sudan, Yemen e Afghanistan. L’Oms sottolinea che conflitti, disastri naturali e cambiamenti climatici hanno aggravato la diffusione del contagio, soprattutto nelle aree rurali e alluvionate, dove infrastrutture carenti e accesso limitato alle cure ritardano la gestione dei casi.
Sul fronte della risposta, le scorte di vaccino orale anti-colera (OCV) hanno raggiunto a settembre una media di 5,2 milioni di dosi, superando per la prima volta in tre mesi la soglia di emergenza di 5 milioni. Nei primi nove mesi del 2025 sono state presentate 48 richieste di emergenza per 65 milioni di dosi e approvate 45 richieste (49 milioni di dosi). Le 57 campagne vaccinali condotte in 18 Paesi si sono svolte con una sola dose per la scarsità di forniture.
L’Oms, insieme a Unicef, IFRC, Gavi e altri partner, continua a sostenere gli interventi di sorveglianza, formazione, approvvigionamento e risposta rapida nei Paesi colpiti. Restano però rilevanti le criticità operative: insufficienza di risorse, carenza di personale esperto, difficoltà di coordinamento tra governi e agenzie, e lacune nella sorveglianza transfrontaliera.
L’agenzia prevede di aggiornare i modelli previsionali e rafforzare la cooperazione internazionale per migliorare la preparazione e la risposta alle emergenze, in particolare nei Paesi a più alta vulnerabilità.