La manovra del Governo destina nuove risorse alla sanità pubblica, ma i sindacati del settore chiedono di capire come e dove verranno impiegate. “Le risorse ci sono, ma serve chiarezza sulla loro destinazione: se andranno solo agli ospedali, le Case di Comunità non decolleranno mai”, dichiara Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof, che rappresenta gli specialisti ambulatoriali. “Occorre investire nella medicina del territorio e nelle figure professionali che la rendono possibile, dagli specialisti ai pediatri di libera scelta, fino agli psicologi e ai biologi”. Anche la Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, invita alla prudenza. “Dalla Legge di Bilancio non arrivano segnali di risorse dedicate alla medicina convenzionata”, afferma il segretario generale Silvestro Scotti. “Non si può proclamare la centralità del territorio e poi non prevedere fondi specifici per i medici che ne sono il pilastro. Le scelte della manovra incideranno sull’Accordo collettivo nazionale 2025-2027: senza risorse, sarà un’occasione mancata”.
Più critica la posizione di Nursing Up, il sindacato degli infermieri guidato da Antonio De Palma, che ha chiesto un confronto diretto con il ministro della Salute Orazio Schillaci per fare chiarezza sui numeri. “Lo schema di utilizzo degli stanziamenti mostra uno sforzo importante – riconosce De Palma – ma servono dati chiari e un piano realistico di reperimento del personale. Non bastano cifre sulla carta: senza una strategia concreta e senza aprire alla libera professione, la sanità italiana rischia di restare prigioniera delle sue promesse”. Il sindacato segnala che i 2,4 miliardi di euro aggiuntivi previsti per il 2026 includono 840 milioni per l’assunzione di circa 30mila infermieri, una spesa che salirebbe a 1,1 miliardi nel 2027 e a quasi 2 miliardi nel 2028. Previsti anche 180 milioni annui per le indennità di specificità e 700 milioni per la prevenzione, che cresceranno fino a un miliardo nel 2028. Ma, osserva De Palma, “resta da capire dove troveremo 30mila infermieri, in un Paese che ne conta 175mila in meno rispetto agli standard europei. I concorsi restano deserti, le università non formano abbastanza studenti e troppi professionisti emigrano all’estero”.
Il presidente del Nursing Up chiede infine chiarezza sull’aumento delle indennità: “Se i 180 milioni sono destinati ai medici, da dove arrivano i 110 euro lordi al mese promessi agli infermieri? È un punto poco chiaro che rischia di alimentare aspettative irrealistiche”. E conclude con una proposta: “Serve aprire alla libera professione per infermieri e ostetriche, così da valorizzare le competenze già presenti e dare risposte immediate ai cittadini, anche nelle Rsa e nella sanità di prossimità. Solo così potremo centrare gli obiettivi del Pnrr, che richiede entro il 2026 ben 50mila infermieri di famiglia”.