Un nuovo studio statunitense pubblicato su Bmj Evidence-Based Medicine indica che qualsiasi quantità di alcol può aumentare il rischio di demenza, contrariamente a quanto suggerito da precedenti evidenze osservazionali che avevano ipotizzato un effetto protettivo a basse dosi.
La ricerca ha analizzato dati di 559.559 adulti tra 56 e 72 anni provenienti dalle coorti US Million Veteran Program e UK Biobank, insieme a un’analisi genetica su 2,4 milioni di individui dei principali consorzi GWAS. Durante il follow-up 14.540 partecipanti hanno sviluppato demenza e 48.034 sono deceduti.
Le analisi fenotipiche hanno mostrato una relazione a “U”: rischio più alto di demenza nei non bevitori, nei forti consumatori (>40 drink a settimana; HR 1,41, IC 95% 1,15-1,74) e nei soggetti con disturbo da uso di alcol (HR 1,51, IC 95% 1,42-1,60). Tuttavia, le analisi genetiche non hanno confermato alcun effetto protettivo del consumo leggero: al contrario, hanno evidenziato un aumento lineare del rischio di demenza in relazione all’aumento del consumo.
Secondo gli autori, il raddoppio del rischio genetico di dipendenza dall’alcol è associato a un aumento del 16% del rischio di demenza. Il dato suggerisce che non esista una soglia sicura di consumo.
“Nessuna delle due analisi dimostra in modo conclusivo un rapporto causale diretto” ha osservato Tara Spires-Jones, direttrice del Centre for Discovery Brain Sciences dell’Università di Edimburgo. “Ma i risultati si aggiungono a molte altre evidenze che collegano l’alcol a un incremento del rischio di demenza, con dati neuroscientifici che ne confermano la tossicità diretta per i neuroni”.