Un gruppo di chirurghi e professionisti sanitari guidati dall’Università di Padova lancia dalle pagine di The Lancet un appello alla comunità scientifica internazionale perché rompa il silenzio sulla crisi umanitaria di Gaza. La lettera, dal titolo “Gaza’s healthocide: medical societies must not stay silent”, è stata pubblicata online e uscirà in cartaceo il 4 ottobre.
Gli autori denunciano gli attacchi a ospedali, operatori e infrastrutture sanitarie: secondo i dati citati nell’articolo, il 94% delle strutture è danneggiato o distrutto e oltre 1.500 operatori hanno perso la vita. “Gli ospedali dovrebbero essere santuari di cura, ma a Gaza sono diventati bersagli – afferma Alessandro Vitale dell’ateneo veneto, primo autore –. Come medici abbiamo la responsabilità morale di far sentire la nostra voce quando il sistema delle cure è sotto assedio”.
“Non si tratta di un atto politico ma di un richiamo etico – aggiunge Umberto Cillo, direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università di Padova –. Il nostro compito è difendere l’accesso alle cure come bene universale, tutelando pazienti, operatori sanitari e ospedali”.
La lettera richiama il principio di neutralità medica sancito dal diritto umanitario internazionale e dalla Dichiarazione di Ginevra della World Medical Association: non significa indifferenza, ma obbligo a condannare ogni violazione. “La medicina è più di una scienza: è un dovere morale. E quando quel dovere è minacciato, il silenzio diventa tradimento”, scrivono i firmatari.
Il documento propone sei azioni che le società scientifiche dovrebbero sostenere pubblicamente:
• condannare gli attacchi contro strutture e personale sanitario;
• chiedere accesso umanitario immediato e senza ostacoli;
• esprimere solidarietà ai professionisti sotto assedio;
• evidenziare la condizione critica dei pazienti con patologie tempo-dipendenti;
• sollecitare un cessate il fuoco immediato;
• mobilitare le piattaforme scientifiche per educazione, sensibilizzazione e aiuto concreto.
L’appello si aggiunge a prese di posizione già espresse dalla World Medical Association e da altre organizzazioni sanitarie globali, ribadendo che il silenzio della comunità scientifica di fronte a questa crisi non è accettabile.