Negli Stati Uniti l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) in sanità sta già mostrando un impatto concreto sul lavoro dei medici, con una riduzione del burnout e un miglior equilibrio tra attività clinica e burocrazia. Lo segnala l’American Medical Association (AMA) riportando l’esperienza di Jefferson Health, dove sistemi di ambient scribe AI trascrivono automaticamente le conversazioni tra medico e paziente durante la visita, generando la documentazione clinica e liberando tempo per l’interazione diretta.
Secondo i dati AMA, nel 2024 il 66% dei medici statunitensi ha già utilizzato strumenti di AI, contro il 38% dell’anno precedente. I principali benefici indicati dai clinici sono la possibilità di tornare a casa in orario, riducendo il lavoro amministrativo serale, e il recupero di tempo da dedicare al colloquio con i pazienti.
Jefferson Health ha avviato anche altri progetti pilota: algoritmi a supporto della radiologia per l’individuazione di anomalie, applicazioni in oncologia per ottimizzare la precisione della radioterapia e sistemi di triage digitale in grado di indirizzare i pazienti al setting assistenziale più appropriato.
“Ogni strumento va governato con criteri di sicurezza ed equità, ma se usata in modo mirato l’AI consente di restituire tempo clinico al medico e migliorare la qualità della relazione con il paziente”, ha dichiarato Baligh R. Yehia, presidente di Jefferson Health.
Fonte: Using AI to heal the system, not replace the physician | American Medical Association