Professione medica
Medici
01/08/2025

Medici con titolo estero non riconosciuto, ok del Veneto. Sindacati: a rischio qualità cure

Via libera dalla Regione a professionisti con titolo non riconosciuto in Italia. I sindacati dei medici insorgono: “Soluzione fantasiosa che mette in pericolo i cittadini”

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È scontro tra la Regione Veneto e i sindacati della dirigenza medica dopo l’approvazione da parte della giunta regionale di una misura che consente, in via temporanea, l’assunzione di medici specialisti con titolo conseguito all’estero ma non ancora riconosciuto in Italia. Una decisione che, seppur giustificata dall’urgenza di colmare le gravi carenze di organico, ha sollevato forti critiche da parte delle principali sigle sindacali del comparto medico. “La situazione è ormai fuori controllo: siamo allo sbando”, attaccano in una nota congiunta Pierino Di Silverio (Anaao Assomed), Guido Quici (Cimo-Fesmed) e Alessandro Vergallo (Aaroi-Emac). “Invece di abolire il tetto di spesa sul personale o varare provvedimenti strutturali per un reclutamento adeguato, si continua a inventare soluzioni fantasiose. L’ultima pensata, come in Veneto, è assumere medici senza riconoscimento europeo della qualifica: una scelta che mette a rischio la sicurezza dei pazienti”.

La delibera, approvata nei giorni scorsi, consente in via sperimentale di reclutare, fino al 2027, medici stranieri con titolo non ancora convalidato dal sistema italiano, purché già presenti sul territorio nazionale e in possesso di permesso di soggiorno o cittadinanza italiana. L’assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, ha difeso la misura: “È una risposta pragmatica a una carenza strutturale che riguarda tutto il Paese. Vogliamo garantire continuità ai servizi di emergenza e pronto soccorso, che sono presìdi fondamentali per la salute pubblica”. Le assunzioni potranno avvenire solo dopo l’esaurimento delle graduatorie per incarichi a tempo indeterminato e quelle riservate ai medici in formazione. I contratti saranno a termine, fino al 31 dicembre 2027, con possibilità di proroga se previsto a livello statale. I candidati saranno valutati da una commissione che ne esaminerà curriculum, competenze e conoscenza della lingua italiana.

Per i sindacati, però, si tratta di una toppa pericolosa. “Il riconoscimento del titolo professionale – affermano – non è un dettaglio burocratico. È la garanzia che chi mette le mani sui pazienti abbia una formazione certificata e conforme agli standard europei. Invece si punta solo a rassicurare l’opinione pubblica, dando l’illusione che tutto sia sotto controllo”. Durissima la critica anche al progetto di autonomia differenziata, che secondo i sindacati “non farà che peggiorare le cose, perché ogni Regione potrà adottare soluzioni autonome e improvvisate, generando un Sistema sanitario nazionale sempre più frammentato e diseguale”. Il nodo centrale resta quello delle gravi carenze di personale che affliggono il Servizio sanitario nazionale, in particolare nei reparti di emergenza e urgenza. Secondo le stime dell’Anaao Assomed, mancano all’appello circa 10.000 medici ospedalieri. Il blocco del turn over, i pensionamenti e la fuga verso il privato hanno reso molte strutture pubbliche incapaci di garantire la piena copertura dei servizi. “Il motto ‘prima gli italiani’ – concludono polemicamente i sindacati – vale evidentemente solo in certi contesti. In sanità no: si va avanti alla giornata, senza una visione a lungo termine, e a pagarne le conseguenze sono i cittadini”.

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