Secondo un’indagine condotta da Testbusters, realtà specializzata nella preparazione ai test di ammissione universitaria, l’81% degli studenti italiani ritiene inefficace la riforma dell’accesso ai corsi di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Il nuovo modello – che prevede un semestre iniziale aperto a tutti, con tre prove selettive finali – è giudicato costoso, incerto e potenzialmente dannoso per la qualità della formazione. I dati emergono da un sondaggio su oltre mille studenti, accompagnato da un’analisi di stime e fonti disponibili.
Il sistema riformato, introdotto dal decreto approvato lo scorso marzo e disciplinato da un provvedimento ministeriale pubblicato a inizio giugno, sostituisce il precedente test d’ingresso con un cosiddetto “semestre filtro”, da frequentare obbligatoriamente in presenza. Gli studenti dovranno seguire tre insegnamenti comuni – Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia – con esami finali previsti in due appelli tra novembre e dicembre. Le prove, identiche su scala nazionale, consisteranno in 31 domande per ciascuna materia, di cui 15 a risposta multipla e 16 a risposta aperta. Per proseguire il percorso di studi sarà necessario ottenere almeno 18/30 in tutte e tre le prove. Il semestre potrà essere ripetuto fino a tre volte.
Durante l’iscrizione, ogni studente dovrà indicare sia la sede universitaria in cui svolgerà il semestre filtro sia una seconda iscrizione “affine” (gratuita e non vincolante) a corsi alternativi come Biotecnologie, Scienze biologiche o Farmacia, nel caso non superi la selezione. Una graduatoria nazionale, costruita sulla base del punteggio ottenuto nelle tre prove, stabilirà l’accesso ai corsi e, probabilmente, l’assegnazione delle sedi preferite, su cui si attende un ulteriore decreto.
Secondo Testbusters, il nuovo modello comporterebbe un costo annuale stimato in oltre 500 milioni di euro per lo Stato, contro i 5-10 milioni del sistema precedente, sulla base di dati Ocse relativi al costo della formazione medica in Italia. I rischi associati includono sovraffollamento delle aule, assenza di risorse aggiuntive per docenti e strutture e un potenziale calo nella qualità della didattica.
Dal punto di vista degli studenti, oltre all’impegno richiesto dal semestre, viene evidenziato l’onere economico individuale: spese per affitti, logistica e materiali didattici, da sostenere in una fase in cui non si è ancora formalmente immatricolati, con conseguente possibile esclusione dai servizi del diritto allo studio. Inoltre, per chi non dovesse superare gli esami, si pone il rischio concreto di perdere un intero anno accademico, in assenza di una transizione formativa prevista.
Infine, l’indagine rileva che solo il 4% degli studenti si sente più sicuro riguardo al proprio futuro con il nuovo sistema. Per la grande maggioranza, la durata del processo selettivo e l’incertezza legata agli esiti rappresentano un aggravio sul piano emotivo e organizzativo.
Secondo Testbusters, la riforma non affronta il problema strutturale della carenza di medici nel Servizio Sanitario Nazionale, attribuito non tanto all’accesso universitario quanto alla mancata capacità di trattenere i professionisti nel pubblico. Ogni anno, circa 4.000 medici lasciano il SSN per il privato o l’estero, pur in un contesto in cui l’Italia presenta una media di medici superiore a quella OCSE.