Un grido d’allarme unanime arriva dal convegno "Una rete emergenza urgenza tra territorio e ospedale: soluzioni per oggi e domani", svoltosi a Firenze presso la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, organizzato da Cimo, Anaao Assomed, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Firenze. L'incontro ha acceso i riflettori su uno dei nodi più critici del Servizio Sanitario Nazionale: il futuro dell’emergenza-urgenza in Italia. Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, ha parlato senza mezzi termini: “Nessuno vuole più fare il medico di pronto soccorso. Ogni anno il 70% dei posti nella scuola di specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza resta vacante, e chi inizia spesso abbandona. Il problema non è solo economico: anche con stipendi più alti, i colleghi se ne vanno comunque”. Secondo Di Silverio, alla base della crisi c’è un profondo disagio lavorativo e organizzativo: “Un medico di pronto soccorso si trova spesso da solo a gestire anche 180 pazienti, senza un filtro, senza riconoscimento professionale e costretto a lavorare di notte per tutta la vita. È un modello insostenibile”.
Altro nodo sollevato da Anaao è l’inefficienza dei piccoli presidi ospedalieri: “Politicamente ha senso mantenerli aperti – ha detto Di Silverio – ma per la sicurezza dei pazienti e degli operatori non sempre è così. Le maggiori criticità emergono proprio nei piccoli ospedali. Serve coraggio per riformare, non si può continuare a cambiare tutto per non cambiare niente”. Dal palco del convegno, anche Cimo Toscana ha denunciato una situazione drammatica. “I medici in servizio nei pronto soccorso sono la metà di quelli necessari – ha affermato Morando Grechi, segretario regionale – e mancano posti letto. È il risultato di dieci anni di tagli che oggi impediscono una risposta adeguata alla domanda di salute dei cittadini”. Il presidente regionale della Federazione Cimo-Fesmed, Lorenzo Preziuso, ha chiesto un confronto urgente con la Regione Toscana: “Non si può parlare di riforma dell’emergenza-urgenza senza ascoltare i medici. Servono provvedimenti immediati e concreti per evitare il collasso del sistema”. Gerardo Anastasio di Anaao Toscana ha infine rilanciato la necessità di potenziare il territorio, investendo su case della salute e ospedali di comunità, e prevedendo un fondo unico ospedale-territorio per garantire prestazioni specialistiche più vicine al cittadino.
Per Fabiola Fini, vicesegretaria nazionale dello Smi, la crisi dell’emergenza nasce anche dal taglio dei posti letto: “Negli ultimi anni abbiamo perso 37.000 posti letto, un impoverimento che ha generato stress lavorativo, fuga all’estero dei medici e crescente violenza contro il personale sanitario”. La proposta dello Smi è articolata: creare un dipartimento mono-specialistico dell’emergenza, integrando funzionalmente le strutture complesse e semplici pur mantenendo autonomia clinica. Fondamentale anche il recupero di risorse oggi destinate al privato, il riconoscimento di un’indennità per lavoro usurante e un nuovo contratto di formazione-lavoro per gli specializzandi, con pari diritti rispetto ai dipendenti del SSN.