I medici di famiglia potranno restare in attività fino a 73 anni. La novità è diventata legge con l’approvazione in Senato dell’emendamento al decreto Pubblica Amministrazione. La misura, valida fino alla fine del 2026, consente ai medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale di proseguire il servizio un anno oltre il limite precedente, fissato a 72 anni.
La decisione è legata alla carenza di organico nella medicina generale, con un’età media della categoria tra le più alte del sistema sanitario. Secondo le stime, tra il 2024 e il 2027 circa 7.300 medici di famiglia, su un totale di 35 mila, raggiungerebbero l’età pensionabile. Gli ingressi dai tirocini triennali sono considerati insufficienti a colmare il ricambio.
Il prolungamento dell’età lavorativa sarà su base volontaria: ogni medico dovrà accordarsi con la Asl di riferimento, in base alle esigenze dei territori. Intanto, cresce il numero dei medici "massimalisti", cioè quelli che seguono oltre 1.500 pazienti, con punte fino a 1.800 assistiti in alcune situazioni.
La misura arriva mentre è in discussione la riforma complessiva della medicina generale, che dovrebbe entrare in vigore dal 2026 con l'avvio delle Case e degli Ospedali di comunità previsti dal Pnrr. Gli assessori alla Sanità delle Regioni, riuniti ieri nella Commissione Salute, stanno lavorando a un documento istruttorio da presentare al ministro della Salute Orazio Schillaci nei prossimi giorni. Le ipotesi in campo, come il possibile passaggio dei medici di famiglia alla dipendenza nel Ssn o l’obbligo di presenza nelle Case di comunità, hanno già sollevato critiche da parte dei sindacati di categoria.