Il quadro della riforma della responsabilità medica è pronto. Elaborato dalla commissione del Ministero della Giustizia guidata dal magistrato Adelchi D’Ippolito, doveva uscire ad aprile ma c’è stato un ritardo fisiologico di un mese. Ora sono disponibili le prime indiscrezioni sull’impianto, rilasciate dallo stesso D’Ippolito a un convegno tenuto all’Ordine degli Avvocati a Roma. Il testo, frutto di un lavoro faticoso, è ormai pronto per essere consegnato al Ministro Carlo Nordio, che istituì la commissione a fine marzo 2023. Non introduce la depenalizzazione dell’atto medico ma ricordiamo che per tutto quest’anno vige lo scudo, introdotto dal decreto Milleproroghe, sulle cause penali per colpa lieve e per errori gravi avvenuti lavorando in condizioni di difficoltà per carenza di personale. Altra avvertenza: pur sottolineando che su 100 denunce a medici il 95-97% si conclude in un nulla di fatto, la Commissione rileva che anche le denunce “evaporate” creano un lungo e grave disagio ai medici interessati, spese, contenziosi civili. «Si è cercato un equilibrio tra la necessità di dare serenità al medico quando opera e la tutela giuridica piena del paziente», premette D’Ippolito. Le norme intervengono «sia sul diritto sostanziale sia sul diritto processuale».
Diritto penale – La Commissione ha proceduto ad una riforma dell’articolo 590 sexies del Codice Penale, rifacendosi …al Codice Civile, in particolare all’articolo 2236 dove si prevede che, se la prestazione è complessa, il professionista sanitario risponde solo per dolo o colpa grave. «Abbiamo trasferito questo concetto e disposto che a un’area di maggiore complessità debba corrispondere area di maggiore scusabilità. Quindi è stato introdotto un articolo 590 septies con il quale indichiamo parametri per valutare in quali situazioni possa sussistere la colpa grave e in quali no, posto che la demarcazione tra situazioni è spesso sottilissima da individuare».
Procedura penale – Una seconda misura, sul procedimento, consente che quando questo dopo qualche anno si concluda con l’assoluzione del sanitario per il quale è stato fonte di disagio e dolore, dei meccanismi processuali indichino al pubblico ministero di disporre l’immediata archiviazione. «Riteniamo anche di introdurre l’istituto della notizia criminis temeraria: la denuncia deve essere un momento di assunzione di responsabilità. Non va fatto un uso improprio del procedimento. Riteniamo che impedire usi impropri non violi l’articolo 24 della Costituzione – dice D’Ippolito – che garantisce possibilità ai cittadini di rivolgersi senza ostacoli al giudice».
Rotazione dei CTU - «Riteniamo anche di intervenire sulla figura del consulente tecnico. Spesso risulta il vero giudice della controversia. Dunque, deve avere i requisiti dei giudici, tra cui assicurare la terzietà rispetto alle posizioni delle parti in causa. Pensiamo inoltre di introdurre la rotazione, un criterio di trasparenza in ogni atto della Pubblica Amministrazione, così da evitare che si formino squadre consulente-pubblico ministero dove il consulente – consapevole o no – possa correre il rischio di compiacere il Piemme e seguirne l’ipotesi accusatoria. Vogliamo un consulente autenticamente e sinceramente libero, in grado di dire al pubblico ministero che le risultanze possono essere di segno diverso all’ipotesi investigativa. La rotazione garantisce neutralità assoluta di parti animate dall’unico denominatore del desiderio assoluto della ricerca della verità».
No ai ritardi – Infine, conclude D’Ippolito, «vogliamo accelerare i processi penali, e ci sono consulenti che ritardano il deposito di mesi e talora di anni, vorremmo creare un albo dove si individua il ritardo dopo la prima proroga come motivo di esclusione per le successive cause del consulente». D’Ippolito ha sottolineato che il testo deve essere ancora condiviso dal ministro della Giustizia e dal Parlamento, «ma va nella direzione che il ministro Nordio indicò istituendo la nostra commissione ed è ovviamente aperto ad un confronto».