Una delle rivoluzioni più significative in oncologia degli ultimi decenni è sicuramente rappresentata dall'introduzione in pratica clinica dei farmaci oncologici in formulazione orale (compresse o capsule), che affiancano, ma più frequentemente sostituiscono, i trattamenti infusionali.
Si tratta di molecole target, figlie della comprensione dei più fini meccanismi di regolazione e replicazione delle cellule tumorali, che abbinano all'efficacia terapeutica la facilità di somministrazione. Il paziente può assumere nella tranquillità del proprio domicilio una terapia efficace tramite la via di somministrazione orale che risulta essere quella meno invasiva e generalmente più accettata. A questo innegabile vantaggio si associano però alcuni "contro" che meritano di essere affrontati. La somministrazione domiciliare implica una diretta responsabilizzazione del paziente nella corretta assunzione della terapia, che avviene in totale autonomia senza la possibilità di una supervisione costante degli operatori sanitari. L'aderenza terapeutica e la corretta auto-somministrazione sono fondamentali poiché di per sé la somministrazione per via orale non riduce la tossicità dei trattamenti (l'errata percezione di sicurezza potrebbe portare il paziente a sottovalutare l'importanza e i potenziali rischi dei farmaci orali) e si presta ad errori o dimenticanze nell'assunzione del trattamento. Una mancata aderenza correla poi con una possibile inefficacia del trattamento e con un potenziale spreco di risorse economiche pubbliche rappresentato dalla valorizzazione dalle unità posologiche non assunte o conservate in modo non corretto. I pazienti devono inoltre essere in grado di riconoscere e gestire gli eventi avversi in autonomia e confrontarsi con il clinico o con i servizi di emergenza quando necessario in modo tempestivo. Le terapie orali in oncologia costringono il farmacista clinico ospedaliero ad individuare nuovi modelli di gestione dei farmaci che consentano non solo di erogare il farmaco, ma di fornire al paziente un supporto attivo ed efficace nel gestire il trattamento al domicilio e le eventuali problematiche ad esso connesse.
A partire dal 2020 la Farmacia Oncologica dell'IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori (IRST) "Dino Amadori" di Meldola, ha introdotto, tra le prime esperienze in Italia, la figura del farmacista counselor per la consegna al paziente dei farmaci oncologici ed onco-ematologici orali. Il farmacista counselor, formato e qualificato non solo sugli aspetti tecnici dei farmaci, ma anche sulle tecniche di comunicazione e i concetti di health literacy, svolge la propria attività in un ambulatorio dedicato e su appuntamento (eliminando quindi le file per l'accesso al servizio), riservando un tempo consono al colloquio con il paziente (dai 20 ai 30 minuti).
In questo contesto di tranquillità e lontano da possibili interruzioni, il farmacista counselor, oltre alla dispensazione del farmaco, svolge diverse attività:
1) formazione e informazione del paziente e/o del care-giver riguardo alla corretta conservazione del farmaco e alle modalità di assunzione, alle possibili interazioni farmacologiche, ai principali e più comuni eventi avversi, al loro riconoscimento e gestione in ambito domiciliare;
2) ricognizione farmacologica e analisi delle interazioni: raccolta di tutte le informazioni relative a terapie concomitanti (tradizionali, ma anche integratori, fitoterapici e terapie alternative-complementari) e alle abitudini di vita (es fumo, consumo di alcool, alimenti, ecc) per svolgere poi un'analisi delle possibili interazioni con il trattamento oncologico erogato e fornendo supporto al clinico per la revisione e riconciliazione della terapia;
3) verifica dell'aderenza, tramite consegna e analisi di un diario (di facile utilizzo poiché generato in modo informatizzato dalla prescrizione e parzialmente pre-compilato in cui il paziente deve annotare orario e modalità di assunzione, eventuali dimenticanze o eventi avversi) e conteggio dei resi al ritiro successivo;
4) attività di rilevazione e segnalazione degli eventi avversi riportati in accordo con la normativa nazionale di Farmacovigilanza;
5) supporto a distanza: il farmacista fornisce ai pazienti contatti e-mail e telefonici a cui può rivolgersi per dubbi e confronti con il farmacista anche al di fuori del colloquio programmato;
6) registrazione di tutte le informazioni raccolte in sede di colloquio in una sezione dedicata al farmacista della cartella clinica informatizzata, consultabile anche dal medico. Il servizio è stato poi esteso ai punti di Distribuzione Diretta dell'AUSL della Romagna per consentire, anche quando il ritiro del farmaco orale avviene nella farmacia di residenza e non nei locali dell'istituto, un accesso uniforme al servizio di farmacista counselor per tutti i pazienti che ricevono prescrizione da IRST.
Come è stato ampiamente ribadito durante l'incontro degli "Stati generali della professione farmaceutica ospedaliera e territoriale", organizzato da Sinafo e Sifact, nel corso degli anni si sono profondamente modificate e ampliate le attività del farmacista ospedaliero, che è divenuta una figura strategica nell'ambito del SSN con nuove competenze e responsabilità che coprono un range vastissimo di attività con importanti riflessi sui livelli di qualità dell'assistenza, dell'appropriatezza terapeutica e della razionalizzazione delle risorse. Una di queste attività è quella del farmacista counselor in grado di migliorare l'outcome nei pazienti con terapia orale oncologica, attraverso un approccio centrato sul paziente, un dialogo effettuato con criteri ben definiti in grado di aumentare la consapevolezza sulla propria terapia e la relativa aderenza e sicurezza.
Carla Masini
Direttore Farmacia Oncologica, IRCCS IRST Dino Amadori