L’impatto della pandemia di Covid-19 nell’immunoterapia con veleno di imenotteri (Vit). È questo l’argomento trattato in una “letter to the editor”, pubblicata sull’ultimo numero degli “European Annals Allergy and Clinical Immunology”, giornale ufficiale dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (Aaiito) e della Sociedade Portoguesa de Alergologia e Imunologia Clinica (Spaic), edita da Edra (http://www.eurannallergyimm.com/). L’articolo, redatto da ricercatori del dipartimento di Allergologia e Immunologia Clinica del Centro Hospitalar Universitário de São João di Porto (Portogallo), descrive l’esperienza di questo singolo centro.
«Le punture di imenotteri possono indurre reazioni allergiche sistemiche e potenzialmente fatali» premettono gli autori «e la Vit è più sicura ed efficace ed è l'unico trattamento in grado di prevenire le reazioni sistemiche alla puntura nei pazienti con allergia al veleno di imenotteri». Si entra quindi nel vivo della questione. «La pandemia di Covid-19 ha portato alla sospensione di tutte le attività programmate presso il Centro Hospitalar Universitário São João il 12 marzo 2020. Il piano di emergenza ha continuato la Vit nella fase di mantenimento, in quanto si tratta di un trattamento salvavita; la decisione di mantenere la somministrazione è stata presa su base individuale e ogni paziente è stato informato sui rischi e sui benefici». Sebbene esistano raccomandazioni su come gestire l'immunoterapia durante il Covid-19, queste non includono un approccio dettagliato su come riprendere la Vit dopo un lungo ritardo dall'ultima iniezione. Lo scopo del presente studio, spiegano i ricercatori, è stato quello di descrivere l'esperienza del loro singolo reparto specializzato in allergia e immunologia clinica in Portogallo che ha eseguito la Vit durante la pandemia di Covid-19. «Sono stati raccolti retrospettivamente i dati dei pazienti trattati con Vit nella fase di mantenimento da gennaio 2019 a maggio 2021, e sono state analizzate le caratteristiche demografiche e cliniche: età, sesso, tipo di VIT eseguita; presenza concomitante di asma, rinite allergica e/o mastocitosi sistemica e trattamento con beta-bloccanti o Ace-inibitori» riportano. La prima ondata pandemica in Portogallo è stata definita come il periodo compreso tra marzo e maggio 2020, la seconda tra ottobre e dicembre 2020 e la terza tra gennaio e aprile 2021. Durante questo periodo non è stata apportata alcuna modifica al tipo di veleno e tutti gli estratti di veleno utilizzati erano acquosi.
«Abbiamo preso in considerazione un'interruzione della Vit quando i pazienti avevano più di 20 settimane di intervallo tra le somministrazioni. I pazienti sono rimasti per almeno 30 minuti dopo ogni somministrazione» scrivono i ricercatori. «Sono state valutate le cartelle cliniche di 86 pazienti (75,6% maschi; età mediana 46 anni). Quindici pazienti (17%) hanno aumentato l'intervallo tra le somministrazioni. L'intervallo mediano di somministrazione è stato di nove settimane (6.715,1). Tutti e quindici i pazienti hanno ripreso il trattamento in regime ambulatoriale senza una nuova fase di accumulo. In tre pazienti la dose è stata ridotta della metà, con somministrazione del resto nella settimana successiva, poiché all'inizio i clinici sono stati più cauti. Data la mancanza di reazioni segnalate, i pazienti rimanenti hanno ripreso il trattamento con una singola iniezione. Dieci casi (67%) sono stati sottoposti a premedicazione con una singola dose di antistaminico un'ora prima della somministrazione della Vit, data la precedente comparsa di reazioni locali estese. Quattro pazienti (5%) hanno interrotto la somministrazione della Vit durante la prima ondata pandemica per una mediana di 26,5 settimane (25,1-36,0). Nessuno dei quattro pazienti ha avuto precedenti reazioni sistemiche né mastocitosi sistemica. Sebbene due pazienti abbiano ripreso la Vit senza aggiustamento della dose né in fase di accumulo, una paziente di sesso femminile ha ripreso la Vit con un protocollo in tre fasi e un paziente di sesso maschile ha avuto una riduzione della dose della metà, con la somministrazione del resto dopo 15 giorni, per prevenire una possibile reazione sistemica. In tutti i casi non sono state riportate reazioni sistemiche né reazioni locali estese. I motivi per interrompere o distanziare le somministrazioni erano la paura di andare in ospedale o l'isolamento profilattico al momento della somministrazione programmata».
Nel complesso, sostengono gli autori, questi dati suggeriscono che la Vit può essere ripresa in sicurezza dopo intervalli prolungati fino a 36 settimane, senza la necessità di ricominciare. Ciò riguarda pazienti con comorbilità cardiovascolari, trattamento con beta-bloccanti e/o Ace-inibitori, e con un'ampia gamma di età. Le raccomandazioni internazionali consigliano una valutazione individuale dell'immunoterapia durante la pandemia di Covid-19. «Nella nostra coorte» fanno però notare i clinici del Centro Hospitalar Universitário de São João di Porto «i pazienti hanno avuto ritardi fino a 36 settimane e la dose di mantenimento abituale è stata somministrata in un'unica iniezione nella maggior parte dei casi, senza alcuna reazione sistemica» aggiungono, specificando che, «nella nostra coorte, non avevamo pazienti con infezione da Covid-19 al momento della somministrazione. In caso di isolamento profilattico, ai pazienti è stato consigliato di riprogrammare la somministrazione della Vit alla fine del periodo di isolamento». Rimangono comunque necessarie linee guida su questo argomento, concludono gli autori.
A.Z.
Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2023;55:316-8. doi: 10.23822/EurAnnACI.1764-1489.257
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35678606/