Non è vero che i posti per gli specializzandi sono pochi. Nel 2022 erano state bandite a livello nazionale 13 mila borse e le immatricolazioni sono state 10.952. Nel 2023 ne sono state bandite 14.579 e fin qui si sono immatricolati appena in 9.484, due terzi rispetto alle attese. In due anni si sono perse 7.143 vocazioni, il 26% delle borse.
Ma con i circa mille contratti regionali è andata anche peggio, ne è andato in fumo il 52% in due anni. Dei 400-500 contratti “altri”, poi, ben il 73% calcolato nell’arco di 2 anni, non ha corrisposto ad immatricolazioni. I dati sono prodotti da Associazione Liberi Specializzandi ed Anaao Giovani, che già un anno fa avevano verificato la mancata copertura di tutte le borse post-laurea. E testimoniano un peggioramento. In totale nel 2022 c’erano stati 11.627 ingressi a specializzazioni sulle complessive 14.379 borse bandite, pari all’80,8%. Quest’anno ce ne sono stati 10.040 a fronte di 16.165 borse totali, pari al 62,1%. Il tasso di mancata copertura in un anno è salito dal 20 al 38%. Il numero di contratti rimasti liberi in totale quest’anno è di 6.125 di cui 5.095 contratti statali. «La scelta di aumentare indiscriminatamente tutte le tipologie di contratti utilizzando un algoritmo inefficiente, senza idonea programmazione e né riforma della formazione medica non poteva che portare a queste conseguenze», commentano le due associazioni. Che poi analizzano, specialità per specialità, le immatricolazioni avvenute dopo il test del 14 luglio scorso. In Medicina di comunità e cure primarie si è immatricolato solo l’8% su 176 contratti banditi, in Virologia l’11%, in Farmacologia il 12, in Radioterapia il 13, in Patologia Clinica il 14, in Medicina di Emergenza ed Urgenza il 24%, su 945 borse ci sono state solo 228 immatricolazioni. E ancora, in Cure palliative solo il 28% delle borse è stato assegnato, in Chirurgia Toracica il 37%, in Genetica medica il 41%, in Igiene il 43%, in Malattie Infettive il 44% come in Chirurgia generale, in Nefrologia il 45%. In Anestesia e Rianimazione su 1509 borse non ne sono state assegnate 840: il 53%. Stessa percentuale per la Geriatria. In Medicina Interna è riempito il 57% dei 918 posti, in Ematologia il 63, in Medicina riabilitativa il 65, in Cardiochirurgia il 67. Nel resto delle specialità le defezioni vanno dal 28% di Oncologia all’1-5% di Dermatologia, Malattie cardiovascolari, Oftalmologia ed altre specialità più ambite, nonché esercitabili anche in libera professione in studio privato. Al contrario, le specialità del Servizio sanitario soffrono.
Riprendiamo Medicina di Emergenza Urgenza, i contratti non assegnati dal 2022 al 2023 sono saliti dal 61 al 76%. Sono 128 specializzandi in meno. Ma quest’anno erano banditi 855 contratti statali per un finanziamento da 109,4 milioni. Se come sembra si presenterà un quarto dei borsisti, con un tasso storico di abbandono del 20% nell’arco del quinquennio, «tra 5 anni –scrivono gli autori della ricerca – avremo meno di due nuovi specialisti di medicina di emergenza per ogni provincia italiana ovvero un solo specialista ogni 125.000 abitanti». In MEU da un 40% di riempimenti nel 2022 si è passati al 24% di quest’anno. ALS ed Anaao Giovani fanno poi gli esempi di Microbiologia, dove il tasso di riempimento è sceso dal 14 al 10%; di Patologia clinica dimezzata dal 27 al 14%; di Radioterapia dove si è scesi dal 26 al 12,7%. «Per tamponare questa terrificante situazione di contratti non assegnati», Anaao Giovani ed ALS chiedono al Governo di posticipare di 30 giorni la presa di servizio del concorso 2023 aumentando gli scaglioni straordinari previsti. «Le nostre associazioni hanno raccolto oltre 5000 firme, incomprensibilmente ignorate, e ci auguriamo che il Ministro Bernini, figura politica, imponga ai funzionari del Ministero dell’Università di attuare questa soluzione tampone». Per risolvere le carenze in aree strategiche, «l’unica soluzione è riformare la formazione medica post-laurea, archiviando l’impianto formativo attuale con un contratto di formazione-lavoro ed istituendo i learning hospital, con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato nel Contratto nazionale di lavoro della Dirigenza, e con retribuzione e responsabilità crescenti». Tale soluzione non comporterebbe un aumento di spesa. Infatti, «abolirebbe non il numero chiuso ma i gettonisti, per i quali solo in Lombardia si spendono 27 milioni di euro/anno». ALS ed Anaao Giovani chiedono in tempi rapidi un tavolo interministeriale MUR-Ministero Salute «con il mondo associativo, sindacale e accademico per disporre tutte le opportune azioni legislative a contrasto di una carenza che si sta irrimediabilmente ripercuotendo sulla qualità dell’erogazione del nostro SSN». Da qualche settimana, ricordano gli autori dell’inchiesta, è attivo un mini – gruppo di lavoro composto da soli membri del Ministero dell’Università. «Ma abbiamo seri dubbi che il mondo accademico abbia la volontà di riformare pienamente sé stesso».