
Detassare il reddito proveniente al medico di famiglia dalla quota variabile per agevolare la crescita del professionista nella casa di comunità. Ma anche attribuire alle aggregazioni di medici alcuni compiti oggi del singolo, evitare il passaggio a dipendenza, introdurre la specializzazione e la formazione-lavoro dei giovani, usare indici che consentano di tenere la presenza del Mmg sul territorio. Sono le proposte di Silvestro Scotti Segretario nazionale Fimmg per il prossimo contratto. Le formula a governo e regioni all'81° Congresso Fimmg a Villasimius. La defiscalizzazione dei proventi accessori, in particolare, stimolerebbe il medico ad investire sulla sua professione, mantenendo il vantaggio offerto da una figura libero professionale convenzionata ed il rapporto fiduciario esclusivo con il paziente.
La specializzazione -La soluzione indicata da Scotti nella relazione parte da un articolo-racconto di un'oncologa sul Guardian, quotidiano inglese: una paziente si è rivolta al medico di famiglia per intercedere per la sospensione di una chemioterapia troppo pesante. Il medico la chiama, la dottoressa mette in atto i supporti clinici e psicologici del caso, poi chiede alla paziente perché è tornata dal "generalista" con tanti numeri di medici specialisti di cui disponeva in ospedale. Risposta: la donna si fidava di più del medico che la conosce da anni: E difatti la terapia cambia, la donna sta meglio. La stessa dottoressa, chiedendo qualche giorno dopo agli studenti in medicina cosa vogliono diventare, non trova nessun aspirante medico di famiglia. «Se ci avessero chiesto a scuola perché volevamo diventare medici, avremmo risposto: per aiutare le persone. Oggi per avvicinare lo studente in medicina al suo sogno d'origine -spiega Scotti- bisogna indicargli nel pre-laurea modelli di lavoro in medicina generale. Ma dopo serve la specializzazione, una revisione del percorso formativo per rendere strutturale la formazione-lavoro, oggi limitata ai soli medici che vivono in realtà di carenza e che volontariamente accettano gli incarichi. Oggi abbiamo strumenti per estendere definitivamente la formazione-lavoro a tutti i medici in formazione». Nella revisione del percorso formativo potranno poi rientrare «il riconoscimento del titolo accademico ai medici, ed attribuire ai medici di famiglia la possibilità di formare i giovani colleghi sul campo».
Nuovi standard assistenziali- Ma la pari dignità con lo specialista non basta. Bisogna evitare di perdere effettivi. La riforma dell'assistenza territoriale mette in discussione l'offerta oggi garantita dalla capillarità di 60 mila studi che studi vanno chiudendo per via del pensionarsi di molti medici. Le case di comunità non aiutano a ripopolare il territorio di mmg e rapporti di fiducia. Anzi, al 2026 potrebbero essere metà delle 1400 previste all'inizio: una ogni 225 kmq, come ha evocato poco prima della relazione di Scotti il presidente Enpam Alberto Oliveti. Fimmg chiede nuovi indicatori accanto a quelli usati nel DM 77: una superficie minima del bacino d'utenza di ogni medico di famiglia, da affiancare ad altri indici quali densità di popolazione, caratteristiche demografiche dei residenti, disponibilità qualificata di personale sanitario in prossimità, l'orografia dei territori, le strade e i servizi di trasporto pubblico. «Se veramente vogliamo potenziare l'assistenza territoriale, servono investimenti sulla medicina generale per preservare universalità, equità e inclusione».
Defiscalizzazione quote variabili -I fondi per il personale delle "case" previsto nella Manovra 2022 (si arriva ad 1 miliardo dal 2025) potrebbero non bastare senza investimenti sul medico convenzionato. A medici di famiglia, pediatri, specialisti Asl, serve concludere subito la trattativa sul triennio 2019-21 con la ratifica della Conferenza Stato-Regioni. E subito dopo serve l'Atto di Indirizzo per la trattativa sul triennio 2022-24. Con fondi da inserire in Manovra al più presto. «Negli ultimi accordi, abbiamo condiviso il riequilibrio percentuale del valore delle quote variabili-accessorie di reddito rispetto alla parte fissa della quota capitaria che da tempo consideriamo non più adeguata ai carichi di lavoro e agli oneri organizzativi necessari a sostenerli. Oggi siamo pronti alla sfida di essere misurati su obiettivi. Ma servono strumenti e dotazioni, individuali e collettive, che richiedono investimenti». E qui, al professionista «non si può più chiedere di restringere ancora il reddito. Servono meccanismi indiretti di vantaggio fiscale applicabili al reddito accessorio, sapendo che gli obiettivi raggiunti con le progettualità richieste produrranno servizi e risultati assistenziali capaci di determinare più risparmi che spese». Ad esempio, «la medicina generale va coinvolta nel modello per la transizione digitale in sanità volto a favorire la prossimità al paziente, la domiciliarità, facilitare risposte nelle aree scoperte». Va in questa scia la firma di «un protocollo in questi giorni tra Agenzia del Farmaco-Aifa e Fimmg per costruire eventi informativi e formativi sia per i mmg sia per i Dirigenti Sanitari Aifa ed a promuovere la partecipazione dei medici di medicina generale a progetti di ricerca con l'obiettivo di rendere più equo l'approccio al farmaco».
No alla dipendenza, sì a contratti con AFT. Infine, per FIMMG è imprescindibile la conferma dell'attuale stato contrattuale: niente dipendenza. La categoria deve però considerare la necessità di intensificare l'offerta (con la diagnostica di primo livello) e la presenza (H12 e H16) e nel contempo evitare di sacrificare la vita privata. Come si fa? Se da una parte le case di comunità vanno pensate come luoghi di attività integrative e non sostitutive dell'offerta del mmg, dall'altra, i compiti vanno declinati diversamente a seconda se riguardano il medico singolo o la sua appartenenza a un team, ad una aggregazione funzionale. Va dunque utilizzato come indicatore anche l'ampiezza del bacino d'utenza dell'Aft, il gruppo dei 10-20 medici di famiglia della zona. L'Aft «diventerebbe soggetto contrattuale nella organizzazione complessa, sia per erogare servizi aggiuntivi rispetto alle attività ordinarie previste per il singolo studio medico, sia per rapportarsi con le attività previste nelle Case di Comunità Hub e Spoke. Serve uno strumento normativo e contrattuale che dia forma alla Aft come soggetto mono-professionale medico, capace di erogare prestazioni sanitarie e di caratterizzarsi come forma giuridica di interesse sociale e pubblico. Nel bivio tra l'isolamento professionale e l'integrazione multi-professionale dovremo implementare il valore di un lavoro di equipe che, definendo correttamente ruoli, relazioni, competenze, crei un effetto amplificativo di funzione per tutti i professionisti sanitari partecipanti».