
Gli antivirali contro il Covid-19 sono poco utilizzati, e diversamente da una regione all'altra. Colpa dell'informazione superficiale sulle loro indicazioni, ma soprattutto del mancato coinvolgimento dei medici di famiglia. La disamina del Presidente della Società Italiana di Medicina generale -SIMG
Claudio Cricelli arriva a valle dei dati settimanali dell'Agenzia del Farmaco sui trattamenti territoriali, pochi e troppo differentemente distribuiti tra regioni, e dalle testimonianze al medico di famiglia dei pazienti che sono andati a procurare questi farmaci. Dall'inizio del monitoraggio al 22 marzo scorso a livello nazionale erano stati erogati a 20797 italiani; dei trattamenti, 5100 erano di Remdesivir, 20 volte più usato in ospedale, e 15697 ripartiti tra molnupiravir (11840, pari al 56,83%) e nuova combinazione nirmatrelvir più ritonavir (3857 trattati pari al 18,55%). Nel rapporto, il Lazio è la regione che somministra di più - il 15,33% del totale - seguita dalla Toscana con il 10,64%; la Lombardia segue l'Emilia Romagna e ha circa l'8% della torta, ai livelli di Veneto, Puglia, Liguria. La Sicilia ha appena il 3% contro il 7% della Sardegna, la Basilicata, che a livelli essenziali di assistenza erogati è regione di punta nel Sud, è ferma allo 0,16%, solo 33 prescrizioni!
La terapia antivirale è indicata dal medico di famiglia ma di fatto prescritta dallo specialista ospedaliero, come avviene per l'anticorpo monoclonale. Ma si riferisce non tanto a pazienti messi alla prova dalla gravità del coronavirus quanto acontagiati adulti con patologie a rischio, infezione recente, malattia lieve-moderata, no ossigenoterapia, da trattare entro 3-5 giorni dall'insorgenza dei sintomi. I fattori di rischio in questione sono: patologia oncologica od oncoematologica, in fase attiva; insufficienza renale cronica; bpco severa; immunodeficienza primaria o acquisita; obesità; malattia cardiovascolare grave; diabete mellito non compensato. L'ultima combinazione approvata, ricorda Aifa, riduce dell'88% il rischio di ricovero e morte se somministrata entro 5 giornidall'inizio dei sintomi quindi il trattamento deve iniziare prima possibile dopo la diagnosi. Ma qualcosa lo impedisce, il paziente vive spesso avventure complicate prima di accedere alla cura. A Matera e hinterland, esemplifica il presidente SIMG provinciale
Erasmo Bitetti, la finestra è stretta: la richiesta va inoltrata dal medico di base al prescrittore infettivologo o pneumologo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 15 con una mail; lo specialista verifica la presenza dei requisiti clinici e redige il piano terapeutico sul portale AIFA; il paziente ritira il piano terapeutico recandosi all'Ospedale a Matera, o a Policoro, aperti solo nei giorni feriali dalle 9 alle 13. Pazienti riportano di consegne annunciate allo sportello della farmacia ospedaliera a piano terra ma poi avvenute in locali non segnalati. «Anziché sottoporre i pazienti a disagi, tempi lunghi e spostamenti complessi sarebbe bene distribuire "per conto" nelle farmacie territoriali», dice Bitetti.
«Già da inizio anno, prima che fossero approvati, annunciavamo l'efficacia dei nuovi antivirali e sottolineavamo le loro differenti indicazioni, molto più vaste rispetto ad altri trattamenti, e dirette a porzioni di popolazione generale gestite dalla medicina di famiglia, specie gli anziani», dice il Presidente SIMG Cricelli. «Se è vero che una parte della categoria continua, colpevolmente, a non informarsi sul ruolo degli antivirali nel Covid-19, è anche vero che l'iter per questi farmaci è macchinoso. Occorre individuare uno specialista ed un centro di riferimento che li dispensi; le regioni non hanno mai voluto concedere alla nostra categoria la possibilità di prescriverli, il che ha contribuito a ridurre le possibilità di aggiornamento a disposizione. Sono farmaci maneggevoli, ad uso orale, li dovremmo non solo prescrivere ma anche somministrare, portare dietro con la valigetta per usarli con i contatti stretti a rischio di positivizzazione e grave evoluzione della malattia». Invece, «né l'Aifa né le regioni si fidano dei medici di medicina generale. Pensano ogni terapia costa 600 euro, presumono che potremmo "indulgere" nelle prescrizioni, ma dimenticano che se non somministrato il farmaco va buttato e ciò genera sia spreco assoluto di soldi e danni erariali che qualcuno dovrà giustificare, sia, purtroppo, spreco di vite umane, che stiamo contabilizzando. Infatti, in 22 mila usiamo un gestionale che valuta automaticamente il rischio dell'assistito malato di Covid il cui nome digitiamo nel sistema. Sappiamo chi è a rischio e va destinato all'antivirale. Sarà facile alla fine risalire ai morti che avremmo potuto evitare, specie nelle fasce d'età da 80 anni in su».
Mauro Miserendino