"Il monitoraggio 24 febbraio-2 marzo registra un aumento del 33% di nuovi casi e numeri in crescita sul fronte di ospedali e terapie intensive. È l'inizio della Terza ondata ma a fronte della vertiginosa accelerazione impressa dalle varianti si continua a temporeggiare inutilmente nell'istituire zone rosse locali e la campagna vaccinale non decolla: restano nel frigo quasi 2 milioni di dosi, il 30% di quelle consegnate". È quadro tracciato dal presidente della Fondazione Gimbe
Nino Cartabellotta, secondo cui il nuovo Dpcm tanto atteso non presenta novità se non per gli studenti: "il sistema delle Regioni "a colori" resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola", afferma Cartabellotta. "I tempi di politica e burocrazia - scrivono da Gimbe - sono sempre troppo lunghi e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano. La campagna vaccinale, intanto, stenta a decollare non solo per i ritardi sulle dosi ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano "in fresco" dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di Covid-19.
Ecco i numeri di Gimbe nel dettaglio.
Nella settimana 24 febbraio-2 marzo, si rileva un netto incremento (+33,2%) dei nuovi casi (123.272 contro i 92.571 dei sette giorni precedenti) e un calo del 10% dei decessi (1.940 contro 2.177). In rialzo dell'11% i casi attualmente positivi (430.996 contro 387.948) e le persone in isolamento domiciliare (409.099 contro 367.507). Sul fronte sanitario, aumentano del 7% i ricoveri con sintomi (19.570 contro 18.295) e dell'8% le terapie intensive (2.327 contro 2.146). L'occupazione da parte di pazienti Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 Regioni quella del 30% delle terapie intensive. Rispetto alla settimana precedente, in 16 Regioni e nella Provincia autonoma di Trento aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l'incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano, Umbria e Molise già sottoposte a severe misure restrittive. Sul fronte dei vaccini dei 15,6 milioni di dosi previsti per il primo trimestre 2021, al 3 marzo ne sono state consegnate alle Regioni 6.542.260 (il 41%). Per rispettare le scadenze contrattuali fissate al 31 marzo, nelle prossime 4 settimane dovranno essere consegnate in media 2,3 milioni di dosi/settimana. Ma ad accelerare non dovrà essere solo la produzione, ma anche la campagna di somministrazione. Poco meno di due milioni di dosi (il 30%) sono rimasti in frigo: le dosi somministrate sono 4.587.565 (70,1%). Di queste, 1.454.503 persone hanno completato il ciclo vaccinale (2,44% della popolazione) con la seconda dose, con marcate differenze regionali: dal 4,18% della Provincia autonoma di Bolzano all'1,72% dell'Umbria.
Degli oltre 4,4 milioni di over 80 in Italia, 762.271 (17,2%) hanno ricevuto solo la prima dose e solo 149.620 (3,4%) hanno completato il ciclo vaccinale, anche qui con rilevanti differenze regionali: dal 26,5% della provincia autonoma di Bolzano allo 0,3% della Sardegna. «Tuttavia, la strada per accelerare la campagna vaccinale - puntualizza Cartabellotta - non deve certo portare ad avventurarsi in rischiosi azzardi, come l'ipotesi di somministrare un'unica dose di vaccino Pfizer o Moderna. In assenza di robuste evidenze scientifiche che permettano alle agenzie regolatorie di modificare le modalità di somministrazione del prodotto si tratterebbe di un uso off-label del vaccino, con risvolti sul consenso informato e sulle responsabilità medico-legali».