Secondo quanto riportato su JAMA Network Open, un’elevata assunzione di alimenti ultraprocessati è associata a un aumento del rischio di adenomi colorettali convenzionali insorti prima dei 50 anni, mentre non è emersa alcuna correlazione significativa con le lesioni serrate.
L’indagine aveva come obiettivo la valutazione del legame tra consumo di alimenti ultraprocessati e rischio di sviluppare precursori del carcinoma colorettale a insorgenza precoce. Lo studio era di tipo prospettico e si basava sulla coorte del Nurses’ Health Study II, avviata negli Stati Uniti nel 1989 e comprendente infermiere professioniste di sesso femminile. Le partecipanti furono seguite dal 1° giugno 1991 al 1° giugno 2015, con analisi dei dati condotte tra ottobre 2024 e luglio 2025. L’assunzione di alimenti ultraprocessati veniva stimata tramite questionari di frequenza alimentare somministrati ogni quattro anni e classificata secondo il sistema Nova. L’esposizione era modellata in quintili di porzioni giornaliere aggiustate per l’apporto energetico. Furono incluse nello studio le donne che avevano completato il questionario alimentare del 1991, che si erano sottoposte ad almeno una endoscopia inferiore prima dei 50 anni dopo il basale, senza precedenti di neoplasie (eccetto carcinoma cutaneo non melanoma), polipi colorettali o malattie infiammatorie intestinali.
L’esito principale era rappresentato dall’incidenza di lesioni precursori del carcinoma colorettale a insorgenza precoce, comprendenti adenomi convenzionali e lesioni serrate, confermate mediante cartelle cliniche e referti istopatologici. Per stimare gli odds ratio aggiustati e gli intervalli di confidenza al 95% furono utilizzati modelli di regressione logistica multivariata con equazioni di stima generalizzate, tenendo conto dei fattori di rischio noti e di quelli ipotizzati.
Nel corso di 24 anni di follow-up, su 29.105 partecipanti con età media di 45,2 anni, furono documentati 1.189 casi di adenomi convenzionali e 1.598 di lesioni serrate. Gli alimenti ultraprocessati rappresentavano il 34,8% delle calorie quotidiane totali, con una mediana di 5,7 porzioni giornaliere (intervallo interquartile 4,5-7,4). Le donne con maggiore consumo di alimenti ultraprocessati presentavano un rischio più elevato di adenomi convenzionali a insorgenza precoce rispetto a quelle con consumo più basso (odds ratio aggiustato 1,45; intervallo di confidenza 95% 1,19-1,77; valore di P < .001). Non fu invece osservata un’associazione significativa con le lesioni serrate (odds ratio aggiustato 1,04; intervallo di confidenza 95% 0,89-1,22; valore di P = .48 per il trend). I risultati si confermarono anche dopo ulteriori aggiustamenti per indice di massa corporea, diabete di tipo 2, fattori dietetici quali fibra, folati, calcio e vitamina D, oltre al punteggio dell’Alternative Healthy Eating Index-2010.
In conclusione, lo studio evidenziava che un maggiore consumo di alimenti ultraprocessati era associato a un incremento del rischio di adenomi colorettali convenzionali insorti in età giovane. Questi dati sottolineavano il ruolo rilevante degli alimenti ultraprocessati nella tumorigenesi colorettale precoce e suggerivano che il miglioramento della qualità della dieta potesse rappresentare una strategia utile per ridurre il crescente peso del carcinoma colorettale a insorgenza precoce.
JAMA Oncol. 2025 Nov 13:e254777. doi: 10.1001/jamaoncol.2025.4777.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/41231486/