Via libera con osservazioni da parte della Commissione Istruzione del Senato al decreto legislativo che rivoluziona l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Il provvedimento, attuativo della legge n. 26 del 2025 e già approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri lo scorso 28 marzo, segna l’addio definitivo al test d’ingresso tradizionale, sostituito da un “semestre filtro” che sarà comune e aperto a tutti gli aspiranti camici bianchi. Il nuovo modello prevede che l’accesso alla facoltà di Medicina non sia più determinato da una prova preselettiva, ma da un percorso iniziale universitario comune.
Tutti gli studenti potranno iscriversi al primo semestre, durante il quale dovranno sostenere esami in tre discipline scientifiche fondamentali. Solo coloro che supereranno questi esami, ottenendo almeno 18 crediti formativi (Cfu), potranno accedere alla graduatoria nazionale che stabilirà l’ingresso ufficiale al secondo semestre del corso. Nel parere espresso dalla Commissione guidata dal senatore leghista Roberto Marti, spiccano tre osservazioni principali. La prima riguarda la modalità di somministrazione degli esami nel semestre filtro. I senatori chiedono al governo di stabilire che le prove siano scritte e somministrate in contemporanea su tutto il territorio nazionale, per garantire uniformità e trasparenza nella valutazione.
La seconda osservazione riguarda le materie oggetto del semestre filtro. Oltre a biologia, chimica e fisica, la Commissione propone di includere anche le scienze biochimiche tra le discipline fondamentali. L’inserimento di questa materia riflette l’evoluzione della formazione medica, sempre più orientata a una comprensione molecolare e integrata dei fenomeni biologici. Terza indicazione: l’estensione della riforma anche ai corsi di Medicina in lingua inglese offerti dalle università statali, fin dal primo anno di applicazione. L’obiettivo è evitare disparità tra studenti italiani e stranieri o tra percorsi diversi all’interno dello stesso ateneo. Il decreto legislativo approderà ora in Commissione Cultura della Camera per un secondo parere. Dopodiché, tornerà a Palazzo Chigi per l’approvazione definitiva. L’obiettivo del Ministero dell’Università, guidato da Anna Maria Bernini, è far partire la riforma già dall’anno accademico 2025/2026.