È stata arruolata la prima paziente del trial CATARSIS, uno studio di frontiera promosso da Fondazione Policlinico Gemelli Irccs in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Affetta da sclerosi sistemica (sclerodermia) refrattaria ai trattamenti, la paziente ha ricevuto le cellule CAR T la vigilia Natale. Lo studio vedrà l’arruolamento in tutto di 8 pazienti adulti e avrà una durata di due anni. Si apre così, con tante speranze, una nuova era per i pazienti affetti da alcune malattie reumatologiche autoimmuni sistemiche (LES, sclerosi sistemica, dermatomiosite/polimiosite, vasculiti ANCA-associate), refrattarie ai trattamenti abituali.
Le CAR-T fanno il loro ingresso anche nel trattamento delle malattie autoimmuni sistemiche refrattarie ai comuni trattamenti. Qualche giorno fa al Gemelli è stata trattata con cellule CAR-T una paziente affetta da sclerosi sistemica (sclerodermia), la prima dei soggetti arruolati nello studio CATARSIS (Anti-CD19 CAR T-Cell TherApy in Refractory Systemic Autoimmune DISeases) e anche la prima paziente adulta con malattia reumatologica ad essere trattata in Italia con questo trattamento innovativo.
Principal investigator, Maria Antonietta D’Agostino, professore ordinario di Reumatologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della Uoc di Reumatologia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs (FPG).
Le cellule B sono tra i principali protagonisti delle malattie autoimmuni e questo fa di loro un target terapeutico ideale. Il 'bersaglio' più efficace, individuato sulla loro superficie, è l’antigene CD-19. Negli anni sono state sviluppate molti anticorpi monoclonali diretti contro vari antigeni di superficie delle cellule B, ma in alcuni pazienti con malattie autoimmuni reumatologiche queste non funzionano a sufficienza. Per questo si è pensato di ingegnerizzare le cellule del sistema immunitario del paziente, per armarle contro il CD-19 (Car-T anti-CD-19) e utilizzarle per trattare le malattie autoimmuni refrattarie ai comuni trattamenti. Il razionale di questa scelta sta nel fatto che le Car-T penetrano con maggior efficacia all’interno degli organi e dei tessuti dove si annidano le cellule B ‘ribelli’, che sono alla base di malattie auto-immuni sistemiche e potenzialmente letali.
CATARSIS è uno studio di fase I/II, in aperto, non randomizzato, con disegno 'basket', i cui obbiettivi sono la valutazione dell’efficacia e della sicurezza della terapia con cellule CAR-T anti-CD-19, in soggetti con malattia autoimmune ‘B-driven’ attiva. Verranno valutati inoltre: la durata della deplezione delle cellule B ‘colpevoli’ dopo il trattamento, la durata della persistenza delle CAR-T, le variazioni nei livelli di autoanticorpi sierici associati alla malattia.
Il trial partito al Gemelli utilizza come ‘farmaco’ i “CD19-Car_Lenti”, una sospensione di cellule T ingegnerizzate attraverso un vettore virale (lentivirus autoinattivante, prodotto da Milteny Biotech), per trasformarli in un’arma da guerra contro il CD-19 umano, il bersaglio sulle cellule B responsabili delle malattie autoimmuni sistemiche. La manifattura di questa terapia cellulare viene effettuata presso l’Officina Farmaceutica dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
"CATARSIS è il primo studio accademico di fase I in Italia, volto a trattare patologie autoimmuni mediate da B-linfociti con cellule CAR T dirette contro una molecola, nota come CD19 espressa sulla superficie dei B linfociti – afferma D’Agostino -. Un traguardo importantissimo per i pazienti affetti da patologie severe che finalmente possono ambire a sconfiggere la loro malattia, grazie al 'reset' del sistema immunitario, indotto da tale terapia". I risultati sono stati pubblicati su riviste prestigiose quali Lancet, Nature Medicine e New England Journal of Medicine) e che sta portando avanti, in questo momento, lo studio CASTLE, 'gemello' del CATARSIS. Lo studio CATARSIS rappresenta un esempio di progetto cooperativo e coordinato, nel quale diversi dipartimenti (di ricerca, produzione, clinici, amministrativi e di conduzione trials), operanti presso strutture differenti, hanno lavorato insieme per ottenere questo traguardo così importante che apre la strada a nuove speranze".
"Il trattamento di questa paziente – conclude Locatelli - dimostra come la collaborazione tra Centri Accademici di Eccellenza permetta di offrire gli approcci terapeutici più innovativi a malati affetti da patologie complesse. Dopo i risultati di grande rilevanza ottenuti nei 5 pazienti pediatrici, il caso apre un’ulteriore frontiera e documenta l’importanza d’investire sempre più in ricerca clinica avanzata".