Durante il 2020 in tutto il mondo si è assistito a un crollo delle nuove diagnosi di tumore. Il motivo è stata la pandemia e i relativi lockdown, che hanno impedito non solo lo svolgimento degli screening di popolazione, ma anche, nella maggior parte dei casi, l’accesso agli ambulatori e ai laboratori di analisi, con conseguente riduzione drastica delle nuove diagnosi. Quanto è durato l’effetto della pandemia, e che cosa è successo nel 2021 quando, nonostante le diverse ondate pandemiche, almeno negli Stati Uniti la situazione è tornata lentamente alla normalità? C’è stato l’atteso rebound di diagnosi?
Per rispondere a queste domande, i ricercatori dei National Institutes of Health di Bethesda hanno controllato i dati di 22 registi tumori del sistema SEER (Surveillance, Epidemiology, and End Results), che coprono circa la metà della popolazione (il 48%). Quindi hanno verificato i numeri per quanto riguarda cinque tipi di tumori (polmone e bronchi, pancreas, mammella, prostata e tiroide) nel loro insieme e ciascuno singolarmente, e li hanno suddivisi in tre tipologie fondamentali, ossia quelli con una raccomandazione di screening (mammella e prostata), quelli rilevati principalmente a causa dei sintomi come quelli del polmone e dei bronchi e quello del pancreas, e quelli che in molti casi sono scoperti per caso, come quello della tiroide.
Come hanno poi illustrato sul Journal of the National Cancer Institute (https://academic.oup.com/jnci/advance-article/doi/10.1093/jnci/djae180/7765196), nel complesso non si è visto l’aumento atteso, con la sola eccezione dei casi di carcinoma mammario, che sono giunti alla diagnosi più spesso in stadio già avanzato. Anche i tumori del pancreas hanno mostrato una tendenza simile, ma i numeri, in quel caso, non sono stati statisticamente significativi. In generale, quindi, l’incidenza è tornata quasi a livelli prepandemici, pur restando ancora leggermente inferiore, e non è stata di certo superiore.
Secondo gli autori, il 2021 sarebbe stato fortemente condizionato dalle nuove ondate pandemiche e da una ripresa dell’attività dei servizi sanitari, che sarebbe diventata completa solo molti mesi dopo. “Il 2021 non ha segnato il picco della pandemia” hanno commentato gli autori “e anche dal punto di vista dei tumori è stato un anno di transizione caratterizzato, anche, da nuove varianti e nuove ondate di casi di COVID-19. Tutto ciò ha continuato a influenzare le decisioni dei singoli stati sull’opportunità di mantenere o ripristinare i servizi durante tutto l’anno. Probabilmente le vere conseguenze si vedranno nei dati degli anni successivi. Pertanto è necessario continuare a monitorare l’andamento delle nuove diagnosi, per affrontare gli strascichi a lungo termine della pandemia di COVID-19 sull’incidenza e sugli esiti del cancro”.
Fonte:
Howlader N et al. Impact of COVID-19 on 2021 cancer incidence rates and potential rebound from 2020 decline
https://doi.org/10.1093/jnci/djae180