Il carcinoma prostatico resta una delle forme tumorali più diffuse, anche se non è tra le più letali. Nel 2022, per esempio, nel mondo ci sono state 1,5 milioni di nuove diagnosi, ma solo 400.000 decessi.
Tra gli altri, un discorso a parte è quello sui tumori a bassissimo grado di malignità, chiamati GG1, estremamente diffusi soprattutto nella popolazione anziana, ma virtualmente incapaci di provocare sintomi specifici e di dare metastasi, e quindi di portare il paziente allo stadio di malattia avanzata e poi al decesso.
Da anni la comunità scientifica discute sull’opportunità di continuare a chiamare queste forme “tumori”, chiedendosi se una denominazione diversa, più tranquillizzante, non possa essere associata a una migliore accettazione da parte dei pazienti e, di conseguenza, a un’adesione più puntuale ai programmi di monitoraggio che, in ogni caso, non vanno mai interrotti. Di questo si è discusso anche in un’apposita conferenza, l’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium, svoltosi a San Francisco in settembre, al quale hanno preso parte esperti di discipline molto diverse e associazioni di pazienti. Una sintesi dei lavori è stata poi pubblicata sul Journal of The National Cancer Institute (https://academic.oup.com/jnci/advance-article/doi/10.1093/jnci/djae200/7785749), per mettere in evidenza gli aspetti potenzialmente positivi, i rischi e i punti ancora da chiarire.
Innanzitutto, è stato ricordato che gli studi autoptici mostrano che il GG1 è così comune, nei maschi anziani, che forse potrebbe essere considerato come una condizione normale dell'invecchiamento. Anche perché il GG1 “puro” non ha capacità di metastatizzare. Non a caso, i percorsi diagnostici più aggiornati si concentrano sull'individuazione di una malattia di grado superiore, e prevedono esplicitamente di omettere la biopsia, se non si sospetta GG 2 o superiore. Il GG1 sembra già essere diventato, nei fatti, un "incidentaloma".
Inoltre, i progressi ottenuti grazie alla trascrittomica delle sezioni della prostata, permettono oggi di identificare un continuum di cambiamenti genomici, comprese le alterazioni tipiche della malignità in regioni istologicamente normali. Pertanto, la designazione di “cancro” basata solo su quanto si osserva con le tecniche patologia classica sembra sempre più arbitraria, almeno da certi punti di vista. Anche per questo i patologi intervenuti hanno proposto come possibile alternativa il termine neoplasia acinare come una possibile denominazione alternativa
Al tempo stesso, però, il GG1 non dovrebbe essere mai considerato “normale” e in ogni caso – hanno sottolineato con forza i partecipanti – richiede sempre una sorveglianza attiva continua. E qui emerge un dubbio: i pazienti aderirebbero alla sorveglianza in assenza di una diagnosi di cancro? Non si sa. Quello che si sa, invece, è che un trattamento eccessivo e il peso di una diagnosi di cancro hanno effetti negativi: è quindi necessario bilanciare tutti i fattori e trovare una posizione equilibrata ed efficace, ai fini del controllo della malattia.
L’impatto di un’eventuale nuova denominazione sugli screening e sui trattamenti, infine, sarebbe diverso a seconda dei sistemi sanitari. Tuttavia, molti esperti ritengono che la salute pubblica, nel suo complesso, migliorerebbe notevolmente, se GG1 – così come altre lesioni in altri organi che non hanno la capacità di causare sintomi o mettere a rischio la sopravvivenza – fosse classificato come qualcosa di diverso da cancro.
Fonte:
Cooperberg MR et al. When is prostate cancer really cancer?
https://doi.org/10.1093/jnci/djae200