Niente depenalizzazione. Il nostro ordinamento continuerà a trascinare in tribunale i medici in caso di colpa dovuta a negligenza, inosservanza di linee guida e corretti comportamenti, imprudenza. In compenso, i giuristi studiano come sanzionare pazienti ed avvocati che intentino causa con leggerezza. La commissione sulla colpa medica istituita dal Ministero della Giustizia e guidata dal magistrato Adelchi d’Ippolito sta per emanare il suo documento a correzione della legge 24 che nel 2017 ha rivisto la responsabilità medica e sanitaria. Da prime indiscrezioni trapela il lavoro in corso sulla “lite temeraria”, fattispecie da introdurre in sede civile per contenere il numero di cause intentate ai medici. Cause che, malgrado la legge “Gelli Bianco”, tra civili e penali continuano a crescere e in un 95% dei casi si risolvono con un nulla di fatto, ma peggiorano le condizioni e le prospettive di vita e lavoro del medico. Anche le azioni di rivalsa delle strutture punite in sede giudiziaria non sembrano arretrare. A poco sembra servita in questi anni la legge “Gelli Bianco” che ha reso extracontrattuale la responsabilità del medico dipendente o convenzionato ponendo a carico del paziente l’onere di provarne la responsabilità, e riducendo la prescrizione da 10 a 5 anni. Perché le denunce diminuiscano, la Commissione punta pure sul capovolgimento dell’onere della prova che anche nelle cause civili sarebbe posto in capo al ricorrente e non più al medico od alla struttura. Si pensa infine ad un ulteriore intervento sulle consulenze tecniche d’ufficio: bene l’albo con specialisti per materia da affiancare al medico legale, ma il team di “camici” va reso equidistante fra piemme in sede penale, e tandem avvocato-paziente in sede civile, e professionista. Intervenendo in Senato ad un convegno organizzato nell’ambito del Forum Valore Club, su iniziativa dei senatori FdI Raoul Russo e Gianni Berrino, D'Ippolito ha sgombrato il campo da una richiesta di sindacati ed Ordine dei medici: non si può depenalizzare l’atto medico, ma «bisogna lasciare al cittadino una tutela piena davanti al giudice». Ciò non toglie che occorra «introdurre istituti che puntino a ridurre le denunce nei confronti dei medici». Sarebbe invece attuabile la trasformazione del risarcimento del danno e di tutta la procedura ad esso relativa in un indennizzo.
Nell’incontro organizzato da Valore si è discusso anche di approcci di scenario: ad esempio, come sostituire il ricorso dei professionisti alla medicina difensiva, implicante talora prescrizioni volte unicamente a tutelarsi (un “costo/spreco” di 10 miliardi di euro per il servizio sanitario), con pratiche di medicina preventiva centrate sulla promozione della salute e sulla riduzione dei rischi. «La logica sottesa alle norme penali che definiscono la colpa medica persegue obiettivi totalmente diversi rispetto a quelli propri della gestione del rischio sanitario. Inoltre, incoraggia la medicina difensiva e compromette ulteriormente l'alleanza terapeutica tra operatori sanitari e persone assistite», afferma Giuseppe Sabatelli, Coordinatore del Centro Regionale Rischio Clinico (Crrc) nel Lazio. «È auspicabile la ricerca di soluzioni alternative al solo diritto penale al fine di perseguire la migliore tutela delle persone assistite, degli operatori e delle organizzazioni, nonché assicurare la sostenibilità del SSN». L’incontro con D’Ippolito avviene alla vigilia dell’uscita del documento della Commissione da lui guidata. Un testo che dovrebbe completare il quadro sulla colpa medica, e che arriverà dopo il recente varo del decreto 232 del Ministero delle Imprese sui requisiti delle polizze assicurative riportante sia i massimali per i quali sanitari e strutture sono tenuti a coprirsi, sia le regole per l’autoritenzione del rischio con cui Asl od ospedale si sostituiscono all’assicurazione. Si attende inoltre l’uscita del decreto del presidente della Repubblica attuativo della Tabella unica nazionale della valutazione economica dei risarcimenti delle lesioni di grave entità previsto all’articolo 138 del Codice delle assicurazioni private.