A fronte di un rallentamento dei nuovi casi di Covid-19, in Italia si regista una crescita dei ricoverati in area medica e nelle terapie intensive, con la Sardegna che arriva al 10% per l'area critica e la Sicilia all'11% per l'area medica. Torna a salire la percentuale delle prime dosi sul totale delle somministrazioni, ma la campagna vaccinale, ormai dipendente dai vaccini a Mrna, può contare su un numero di dosi insufficiente per mantenere il ritmo. È quanto emerge dall'ultimo monitoraggio della
Fondazione Gimbe, relativo alla settimana 28 luglio 2021-3 agosto.
«I nuovi casi settimanali - dichiara
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione - continuano a salire, seppur a un ritmo meno sostenuto rispetto alla settimana precedente, ma rimangono indubbiamente sottostimati dall'insufficiente attività di testing e dalla mancata ripresa del tracciamento dei contatti». «Dopo i primi segnali di risalita - afferma
Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari Gimbe - si conferma un netto incremento percentuale dei ricoveri: +36,3% in area medica e +36,5% in terapia intensiva». In termini assoluti, il numero di posti letto occupati da parte di pazienti Covid in area medica è passato dal minimo di 1.088 del 16 luglio ai 2.196 del 3 agosto e quello delle terapie intensive dal minimo di 151 del 14 luglio ai 258 del 3 agosto, ma al momento le percentuali di occupazione a livello nazionale rimangono molto basse: 4% in area medica e 3% nelle terapie intensive. Tuttavia, si osserva una notevole eterogeneità regionale: per l'area medica si collocano sopra la media nazionale Sicilia (11%), Calabria (9%), Campania (6%), Basilicata (6%), Lazio (6%) e Sardegna (5%); per l'area critica sopra media nazionale Sardegna (10%), Liguria (6%), Lazio (5%), Sicilia (4%) e Toscana (4%). «Aumentano gli ingressi giornalieri in terapia intensiva - spiega
Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe - con una media mobile a 7 giorni di 21 ingressi/die rispetto ai 14 della settimana precedente».
Sul fronte dei vaccini, al 4 agosto, secondo il monitoraggio Gimbe, il 65,5% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+1.107.982 rispetto alla settimana precedente) e il 56% (n. 33.183.256) ha completato il ciclo vaccinale (+2.181.944). In calo nell'ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 3.397.134) e la media mobile a 7 giorni (445.908 dosi/die), entrambi parzialmente influenzati dal mancato aggiornamento dei dati da parte della Regione Lazio a seguito dell'attacco hacker. «Di fatto - precisa Cartabellotta - il numero di somministrazioni giornaliere non riesce a decollare sia per la limitata disponibilità di vaccini a mRNA, sia perché non vengono più utilizzati quelli a vettore adenovirale per le prime dosi».
In dettaglio, Astrazeneca viene impiegato quasi esclusivamente per i richiami (98,4% delle somministrazioni nell'ultima settimana); le somministrazioni di Johnson & Johnson sono ormai esigue (poco meno di 35 mila nell'ultima settimana) e le Regioni hanno iniziato a restituire le dosi non utilizzate; la limitata disponibilità di dosi di vaccini a mRNA ostacola, a breve termine, la possibilità di accelerare la vaccinazione negli under 60, oltre che di convincere gli over 60 ancora scoperti che rifiutano i vaccini a vettore adenovirale. «Dopo oltre un mese di decremento - spiega Mosti - nelle ultime due settimane risale la percentuale di prime dosi sul totale delle dosi somministrate: nella settimana 26 luglio-1 agosto poco più di 1 milione, pari al 29,5% del totale».