Nella campagna anti-Covid, l'afflusso di nuovi vaccinandi nella settimana 23-29 giugno è stato in linea con le previsioni, ma nelle classi di età tra 50 e 70 anni ci sono defezioni, persone che non hanno ricevuto la prima dose né si sono candidate. Intanto le consegne di vaccini vanno calando. La nuova rilevazione della
Fondazione Gimbe offre dunque un quadro solo in apparenza roseo. Secondo il report dell'ultima settimana, si confermano la riduzione di nuovi casi (-26,9%), un ulteriore calo di ricoveri di sintomatici (-26,8%) e di terapie intensive (-25,4%) mentre c'è una stabilizzazione dei decessi, diminuiti solo dello 0,5%. I casi attualmente positivi sono 20.140 (-27,6%). Ma le forniture di vaccini del 2° trimestre chiudono molto sotto le previsioni. Per ridurre circolazione e impatto della variante delta -suggerisce la fondazione guidata da
Nino Cartabellotta- oltre a sequenziamento e contact tracing, occorre anticipare richiami su over 60 e puntare su vaccini a mRNA per le prime somministrazioni. «Da 15 settimane consecutive - dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione - si registra una discesa dei nuovi casi settimanali. Tuttavia si continua a rilevare una progressiva diminuzione dell'attività di testing che, ribadiamo, sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l'insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia». Ed è più lenta la riduzione dei pazienti ospedalizzati». Nel frattempo, «prosegue più lentamente la riduzione dei pazienti ospedalizzati - afferma
Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari Gimbe - che ha portato l'occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid al 3% sia in area medica che in terapia intensiva». Quanto agli ingressi giornalieri in terapia intensiva risultano in calo da ormai 3 mesi. Il problema è la fornitura di vaccini. L'86% degli italiani ha ricevuto almeno la prima dose e il 31% (18,4 milioni) ha appena completato il ciclo vaccinale, ma le dosi consegnate sono meno del pattuito: rispetto alle forniture stimate nel Piano vaccinale, come spiega Cartabellotta, «rimarrebbero da consegnare circa 20,9 milioni di dosi, il 27,4% di quelle originariamente previste: anche non considerando il vaccino di CureVac che non ha superato con successo i test clinici, in assenza di ulteriori consegne in settimana, il 2° trimestre chiuderà con oltre 13,6 milioni di dosi in meno».
Nella settimana presa in esame sono state somministrate comunque 3.823.828 milioni dosi in linea con la precedente (+1,6%) in cui c'era stato un calo. Le regioni hanno somministrato in media l'89-90% delle dosi consegnate ma con differenze: mentre Puglia, Umbria e Lazio hanno superato il 90%, la Sicilia si ferma al 76,2%. Su oltre 4,4 milioni di residenti over 80 l'87,7% ha completato il ciclo vaccinale, si arriva al 90% con chi ha ricevuto ancora una sola dose. Degli oltre 5,9 milioni di 70-79enni il 56,4% ha completato il ciclo e il 31,2% deve completarlo. Degli oltre 7,3 milioni di 60-69enni ha "finito" il 47,8% e il 33,8% aspetta la seconda dose. Dunque, oltre 2,3 milioni di over 60 non hanno ricevuto nemmeno una dose, con rilevanti differenze regionali: dal 23,8% della Sicilia al 8,1% della Puglia. La classe d'età, se si include chi ha ricevuto una sola dose, resterebbe per oltre metà esposta alla variante delta. Nelle fasce 70-79 e 60-69 non tendono ad affluire nuovi iscritti a sedute vaccinali e nella fascia 50-59 (coperta al 70% tra prime e seconde dosi) gli afflussi sono minori. Gimbe propone di rimodulare la campagna negli over 60 offrendo come prima dose solo vaccini a mRNA, «sia per aumentare l'adesione compromessa dalla diffidenza verso i vaccini a vettore virale, sia per evitare che i nuovi vaccinati restino esposti per le successive 10-12 settimane alla variante delta senza adeguata copertura»; sui richiami propone Pfizer-BioNTech a 21 giorni e Moderna a 28, anticipando anche quelli fissati dopo; e chiede «di estendere l'autorizzazione Aifa per offrire la vaccinazione eterologa anche agli over 60 vaccinati con Astra Zeneca (al momento off label), permettendo così di anticipare la seconda dose a 8 settimane dalla prima. In alternativa, mantenendo il ciclo completo con AstraZeneca, per proteggere gli over 60 non adeguatamente coperti dalla singola dose contro la variante delta, occorrerebbe ripristinare misure non farmacologiche più rigorose». Ma per contrastare la diffusione della variante Delta, conclude Cartabellotta , «devono tornare in campo i servizi territoriali potenziando contact tracing, sequenziamento e screening alle frontiere. Serve una scelta strategica univoca, senza fughe in avanti delle Regioni».