Un consumo anche moderato ma regolare di alimenti ultra-processati, come carni lavorate, bevande zuccherate e acidi grassi trans, è associato a un aumento misurabile del rischio di patologie croniche tra cui diabete di tipo 2, cardiopatia ischemica e tumore del colon-retto. A evidenziarlo è un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine e condotto da Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington.
Secondo gli autori, benché i legami tra alimentazione e salute siano ben noti, finora mancava una caratterizzazione sistematica del rapporto dose-risposta tra specifici alimenti ultra-processati e i principali esiti di salute. L’analisi mostra che il rischio cresce in modo continuo anche con consumi bassi, corrispondenti a meno di una porzione al giorno.
In dettaglio:
• Il consumo di carne lavorata tra 0,6 grammi e 57 grammi al giorno è associato a un rischio aumentato di diabete di tipo 2 pari ad almeno undici per cento rispetto alla non assunzione.
• Per il tumore del colon-retto, il rischio aumenta del sette per cento con un consumo compreso tra 0,78 e 55 grammi al giorno.
• A cinquanta grammi al giorno, il consumo di carni lavorate si associa a un rischio relativo di cardiopatia ischemica (IHD) pari a uno virgola quindici.
Anche le bevande zuccherate risultano implicate:
• Un'assunzione compresa tra 1,5 e 390 grammi al giorno è legata a un aumento medio dell’otto per cento del rischio di diabete di tipo 2.
• Per la IHD, il rischio cresce del due per cento con un’assunzione compresa tra zero e 365 grammi al giorno.
Inoltre, gli acidi grassi trans sono confermati come fattori di rischio significativi e contribuiscono, insieme agli altri alimenti esaminati, a un carico rilevante di anni di vita corretti per disabilità (DALYs) a livello globale.
Nel 2021, si stima che diete ricche di carni processate siano state responsabili di circa 300.000 decessi nel mondo. Le diete ad alto contenuto di bevande zuccherate e grassi trans hanno contribuito a milioni di anni persi per disabilità. Secondo i ricercatori, il rischio associato è attribuibile alla presenza di composti pro-cancerogeni come le ammine eterocicliche, gli idrocarburi policiclici aromatici e gli agenti N-nitroso, derivanti dai processi di affumicatura, salagione o aggiunta di conservanti chimici.
Lo studio rafforza le raccomandazioni dietetiche internazionali che invitano a ridurre il consumo di alimenti ultra-processati, sottolineando la necessità di un approccio rigoroso e sistemico nella valutazione degli effetti sanitari di queste categorie alimentari.