Un recente studio pubblicato su The Journal of Nutrition ha evidenziato i benefici del kombucha, una bevanda fermentata a base di tè nero, sulla salute intestinale, con risultati particolarmente favorevoli nei soggetti obesi o sovrappeso.
L'obesità è una crescente preoccupazione sanitaria globale, che oggi colpisce più di un miliardo di persone, e le previsioni indicano un ulteriore aumento nei prossimi anni. Decenni di ricerca hanno evidenziato l’influenza di fattori ambientali, genetici, fisiologici e comportamentali nello sviluppo dell’obesità, ma i meccanismi sottostanti restano poco chiari. La letteratura scientifica mostra una stretta relazione tra la salute del microbioma intestinale e l’equilibrio lipidico, con una disbiosi intestinale che può favorire l’insorgenza dell’obesità.
Questo studio ha cercato di colmare questa lacuna indagando gli effetti a lungo termine (otto settimane) del consumo regolare di kombucha al tè nero sulla salute microbica intestinale, valutando le differenze tra partecipanti con e senza obesità.
La sperimentazione, durata otto settimane, ha coinvolto inizialmente 46 partecipanti divisi equamente tra normopeso (BMI medio: 21,64 kg/m²) e obesi (BMI medio: 34,47 kg/m²). I risultati sono stati ottenuti confrontando campioni di feci, urine e sangue raccolti all'inizio (settimana 0) e alla fine (dopo 8 settimane) dell’intervento. Trentanove soggetti hanno completato lo studio. I partecipanti sono stati reclutati tramite e-mail istituzionali e annunci sui social, e sottoposti a screening con questionari. Sono stati ammessi soggetti tra 18 e 45 anni, con BMI ≥ 18,5 kg/m², senza patologie croniche (eccetto l’obesità).
Ai partecipanti è stato somministrato quotidianamente un kombucha preparato in laboratorio (200 mL/die), e sono stati monitorati tramite esami ematochimici, campioni di feci e urine, oltre a questionari alimentari e sull’attività fisica. Il kombucha conteneva 145 composti fenolici (flavonoidi 81%, acidi fenolici 19%) e ha dimostrato un effetto modulatore sul microbiota intestinale.
I maggiori benefici sono stati osservati nel gruppo obeso, dove il consumo regolare di kombucha ha favorito la crescita del produttore di butirrato Subdoligranulum e la riduzione di generi associati all'obesità come Ruminococcus e Dorea. Sono stati osservati anche cambiamenti nella composizione del micobiota intestinale, con un aumento di alcuni funghi come Saccharomyces, sebbene la diversità fungina complessiva (alfa-diversità) non sia aumentata in tutti i gruppi e fosse inizialmente più alta nel gruppo obeso, per poi potenzialmente ridursi o variare alla fine dell’intervento.
L’analisi UPLC-MS ha confermato la presenza di 145 composti fenolici, con quercetina 3-O-rutinoside come fenolo più abbondante. Il kombucha ha favorito la crescita di batteri Bacteroidota e Akkermansiaceae, in particolare negli obesi.
Tuttavia, non sono state rilevate variazioni significative nei livelli di acidi grassi a catena corta (SCFA) né nei marcatori di permeabilità intestinale (rapporto lattulosio/mannitolo, zonulina plasmatica).
I ricercatori concludono che l’assunzione regolare di kombucha derivato dal thè nero può essere una buona abitudine modulando favorevolmente il microbiota intestinale, in particolare nei soggetti obesi, suggerendo un suo potenziale uso del kombucha come coadiuvante nella gestione dell’obesità.
Matteo Vian