Uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine ha analizzato il rischio di mortalità per tutte le cause associato al consumo di cibi ultra-processati (UPF) e il loro impatto epidemiologico, mostrando una relazione lineare con la mortalità e la mancanza di una “dose sicura”.
I cibi ultra-processati (UPF) sono alimenti industriali confezionati come snack, bibite zuccherate, merendine e piatti pronti. Sono economici, gustosi e molto diffusi, ma spesso poveri di nutrienti e ricchi di zuccheri, grassi e sale. Gli UPF hanno progressivamente sostituito gli alimenti non processati o minimamente processati. Sebbene il consumo di UPF non sia aumentato significativamente nei paesi a basso e medio reddito rispetto a quelli ad alto reddito, si registrano tendenze in crescita a livello globale. Numerosi studi hanno già dimostrato che il consumo di UPF aumenta il rischio di malattie non trasmissibili, tra cui diabete, patologie cardiovascolari, obesità e alcuni tipi di tumore.
Il nuovo studio ha incluso sette studi prospettici e 239.982 partecipanti totali da otto paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Brasile e Cile. Il rischio relativo (RR) stimato per ogni incremento del 10% del consumo di UPF è pari a 1.027. Il consumo è stato stratificato per sesso e basato su microdati derivati da indagini alimentari nazionali. È stata inoltre calcolata la frazione attribuibile (PAF) della mortalità prematura tra i 30 e i 69 anni.
Le PAF variano ampiamente: dal 3,9% in Colombia, dove l’apporto di UPF è inferiore al 20%, fino al 14% negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove si registrano livelli di consumo superiori al 50%.
In termini assoluti, i decessi prematuri attribuiti agli UPF andavano da circa 2.000 (Cile) agli oltre 124.000 (USA).
Lo studio evidenzia quindi una relazione lineare dose-risposta tra consumo di UPF e mortalità totale. Ogni aumento del 10% nel consumo comporta un aumento del 2,7% del rischio. I paesi con maggiore aderenza agli UPF mostrano una quota più elevata di morti premature. I risultati sottolineano l’urgenza di politiche e interventi multidisciplinari per ridurre il consumo di cibi ultraprocessati e affrontare questa emergenza globale di salute pubblica.