Un nuovo studio, presentato all’American College of Cardiology's Annual Scientific Session (ACC.25), evidenzia un’associazione tra l’esposizione ai microplastiche e un aumento della prevalenza di malattie croniche non trasmissibili, tra cui ipertensione, diabete e ictus.
Le microplastiche, definite come particelle di plastica tra 1 nanometro e 5 millimetri, derivano dalla degradazione di materiali plastici più grandi e possono provenire da imballaggi alimentari, prodotti di consumo e materiali da costruzione, sono ormai diffuse nell’ambiente e possono essere ingerite o inalate quotidianamente tramite acqua, cibo e aria.
Lo studio ha analizzato la concentrazione di microplastiche in sedimenti marini lungo 555 aree censuarie costiere e lacustri degli Stati Uniti, nonché in alcune aree lacustri, confrontandola con i tassi di ipertensione, diabete, ictus e cancro nel 2019. Utilizzando un modello di apprendimento automatico, i ricercatori hanno confrontato la concentrazione di microplastiche nei sedimenti marini con i tassi di malattie cardiovascolari e metaboliche. I risultati mostrano una correlazione positiva tra alte concentrazioni di microplastiche e incidenza di ipertensione, diabete e ictus, mentre non è emersa un’associazione costante e significativa con lo sviluppo di tumori. L’analisi ha rivelato un possibile effetto dose-risposta: all’aumentare della concentrazione di microplastiche, cresce anche la prevalenza delle patologie analizzate.
“Questo studio fornisce la prova iniziale che l'esposizione alle microplastiche ha un impatto sulla salute cardiovascolare. Quando abbiamo incluso 154 diverse caratteristiche socioeconomiche e ambientali nella nostra analisi, non ci aspettavamo che le microplastiche si classificassero tra le prime 10 per la previsione della prevalenza di malattie croniche non trasmissibili” ha affermato Sai Rahul Ponnana, autore principale dello studio.
Tuttavia, sebbene i risultati suggeriscano una relazione dose-risposta, gli autori sottolineano che la correlazione non implica causalità. Saranno necessari ulteriori studi per comprendere se le microplastiche contribuiscano direttamente allo sviluppo di queste malattie o se siano solo un indicatore di esposizione a fattori di rischio ambientali concomitanti. Nel frattempo, dato che evitarle completamente è impossibile, gli esperti raccomandano la riduzione della produzione e dell’uso della plastica per minimizzare l’esposizione umana.