L’American College of Cardiology (ACC) ha pubblicato una nuova linea guida per aiutare i cardiologi a identificare rapidamente lo shock cardiogeno facilitando la diagnosi tempestiva.
La guida, prima di una serie pianificata dall’American College of Cardiology (ACC), verrà presentata all’ACC Scientific Session 2025 a Chicago.
Lo shock cardiogeno, in passato, era legato soprattutto agli infarti. Oggi, invece, la causa principale è l’insufficienza cardiaca. Questo cambiamento ha reso necessario un nuovo approccio alla diagnosi e al trattamento.
La guida fornisce un quadro strutturato per aiutare i cardiologi a prendere decisioni rapide, fin dalle prime fasi della presa in carico. Il documento introduce il metodo l’acronimo SUSPECT per facilitare la diagnosi precoce dello shock cardiogeno. SUSPECT sta per Symptoms/signs, Urine output, Sustained hypotension, Perfusion, Electrocardiogram/echocardiogram, Congestion, Triage e vuole aiutare i medici salvare vite di una condizione che attualmente porta alla morte 1 di paziente su 3 fra quelli colpiti.
La nuova linea guida si basa su registri clinici e sull’esperienza dei cardiologi, considerando la scarsità di trial clinici dedicati. Sottolinea l'importanza di un approccio multidisciplinare e della diagnosi precoce per migliorare gli esiti clinici, con un focus sulla gestione nelle prime 24 ore. Inoltre, propone flow chart specifiche per lo shock cardiogeno da infarto e quello da insufficienza cardiaca.
Dopo l'assessment SUSPECT, il trattamento iniziale può prevedere il ricovero in terapia intensiva cardiologica o il trasferimento a un centro specializzato di livello 1. Le terapie a questo punto possono includere procedure cardiologiche (esami del cuore, angiografie, interventi sulle coronarie) o supporto meccanico per aiutare il cuore a pompare sangue.
Le opzioni di trattamento comprendono rivascolarizzazione, ablazione, trapianto cardiaco o l’uso di assistenza ventricolare sinistra. L'obiettivo è consentire al paziente di vivere il più a lungo possibile con il cuore che ha, recuperando la funzione cardiaca se possibile.
Questa guida vuole essere un primo passo verso cure più efficaci. Gli autori auspicano ulteriori trial clinici e definiscono la linea una vera e propria “call to action” sottolineando la necessità di più ricerca per sviluppare trattamenti migliori e ridurre la mortalità dello shock cardiogeno.