I peperoncini potrebbero modificare il microbioma intestinale e migliorare i sintomi dei disturbi da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) attraverso l’asse intestino-cervello. È quanto afferma una recente review pubblicata su Frontiers in Nutrition che ha descritto le attuali conoscenze sull’applicazione potenziale dei peperoncini nel trattamento dell’ADHD.
ADHD: cause ancora poco chiare
L’ADHD è un comune disturbo del neuro-sviluppo nei bambini, caratterizzato da comportamenti impulsivi, deficit di attenzione e iperattività. Questo disturbo incide gravemente sulle relazioni interpersonali, sulle prestazioni scolastiche e gli adulti che continuano ad avere questo disturbo soffrono di maggiore sonnolenza diurna, depressione e ansia.
Le cause dello sviluppo dell’ADHD restano poco chiare, ma studi recenti suggeriscono anche che il microbiota intestinale possa contribuire all’ADHD influenzando la produzione di neurotrasmettitori e la struttura cerebrale. Questo “asse intestino-cervello” potrebbe contribuire a ridurre i sintomi dell’ADHD, un disturbo che colpisce bambini e adulti e che può influire negativamente sulla vita quotidiana.
Peperoncini e ADHD
I peperoncini contengono capsaicina, vitamina C e acidi grassi che, secondo la ricerca, potrebbero modificare l’equilibrio dei batteri intestinali e influenzare la produzione di sostanze chimiche come serotonina e dopamina, importanti per l’attenzione e il controllo degli impulsi.
La capsaicina, responsabile del gusto piccante dei peperoncini, può attraversare la barriera ematoencefalica e agire direttamente sul sistema nervoso attraverso il recettore TRPV1, presente nell’ippocampo, nello striato e nella corteccia cerebrale. Queste regioni del cervello sono fondamentali per l’attenzione, il controllo degli impulsi e la regolazione emotiva, funzioni compromesse nell’ADHD.
La capsaicina può inoltre regolare la plasticità sinaptica, la trasmissione, la funzione cognitiva e l’autofagia. Queste proprietà la rendono importante per la protezione contro il cancro, l’ipertensione, l’obesità, l’ictus, la depressione e le malattie cardiovascolari, oltre che per alleviare il deterioramento cognitivo e il dolore, prevenire condizioni neurodegenerative e ridurre lo stress ossidativo.
Esistono anche evidenze che suggeriscono che la capsaicina possa influenzare la composizione del microbiota intestinale, aumentando la disponibilità di serotonina e riducendo l’infiammazione intestinale, tutti fattori che potrebbero impattare i sintomi dell’ADHD. Tuttavia, un eccesso di capsaicina potrebbe causare irritazione gastrica, neurotossicità o altri effetti indesiderati
Oltre alla capsaicina, i peperoncini contengono quantità significative di vitamina C. La vitamina C agisce come antiossidante e captatore di radicali liberi, favorisce l’assorbimento degli ioni di ferro, regola il funzionamento del sistema immunitario e partecipa alla sintesi di ormoni, carnitina e collagene. Ricerche indicano che la supplementazione di vitamina C può aumentare batteri intestinali noti per migliorare la salute intestinale e ridurre l’infiammazione, suggerendo effetti simili anche nelle persone con ADHD.
Il terzo importante composto bioattivo nei peperoncini sono gli acidi grassi polinsaturi, inclusi gli omega-3 e gli omega-6. Esistono evidenze che le persone con autismo, depressione e ADHD presentino carenze di omega-3 e che la loro integrazione possa migliorare la salute intestinale e la funzione mnemonica.
Conclusione
Questa ricerca potrebbe portare ad alternative più sicure ed efficaci dei farmaci finora in commercio. In facilmente accessibili, i peperoncini potrebbero rappresentare un potenziale trattamento aggiuntivo, ma non devono essere considerati un sostituto delle terapie consolidate per l’ADHD.
Sebbene i peperoncini contengano composti bioattivi che potrebbero influenzare l’asse intestino-cervello e contribuire alla gestione dei sintomi dell’ADHD, i ricercatori sottolineano che attualmente non esistono evidenze cliniche dirette che dimostrino l’efficacia dei peperoncini nel trattamento dell’ADHD e siano necessari studi diretti sull’uomo per confermare tali effetti.
Matteo Vian