Clinica
Nutrizione
23/01/2025

Obesità, scoperti neuroni in grado di controllare la voglia di cibo

Un gruppo di neuroni dell’ippocampo è sensibile all’assunzione di grassi e zuccheri. Controllare il loro comportamento potrebbe aprire la strada a nuove strategie per combattere l’obesità

neuroni

Uno studio, recentemente pubblicato su Nature Metabolism, ha identificato specifiche popolazioni neuronali nel settore dorsale dell’ippocampo (dHPC) che rispondono a determinati nutrienti e influenzano l’obesità, identificando come manipolando queste cellule cerebrali, si possano sviluppare nuove strategie per ridurre il consumo di cibi ipercalorici e combattere l'obesità.

Programmati per mangiare

L'essere umano è programmato per cercare e consumare cibo per sopravvivere. Studi precedenti hanno dimostrato come il cervello impari ad associare determinati segnali ambientali (come l'odore o la vista di un cibo) al valore nutrizionale dello stesso. Questo processo di apprendimento crea delle vere e proprie "mappe mentali" che ci guidano verso le fonti di cibo.

Questo comportamento adattivo, noto come alimentazione potenziata dal segnale (cue-potentiated eating), può diventare difficile da gestire, soprattutto nella situazione odierna. In un ambiente come quello attuale, ricco di cibi ipercalorici e facilmente accessibili, queste associazioni possono portare a una eccessiva ricerca di cibo, aumentando il rischio di obesità.
Pertanto, comprendere i meccanismi di formazione della memoria legata all’assunzione di grassi e zuccheri potrebbe essere cruciale per combattere l’obesità.

Il ruolo dell’ippocampo

L'ippocampo (HPC), una regione del cervello cruciale per la memoria e l'orientamento spaziale, svolge anche un ruolo importante nel controllo dell'appetito. Studi precedenti hanno dimostrato che l'ippocampo si attiva dopo un pasto e che la sua disfunzione può aumentare il rischio di obesità.

Lo studio ha ipotizzato che l'ippocampo contenga gruppi specifici di neuroni, detti oressigenici, che rispondono in modo diverso a diversi nutrienti, come i grassi e gli zuccheri. Questi neuroni, stimolati da segnali di fame (come la grelina) e inibiti da leptina ed insulina, inducono l'assunzione di cibo.

Il dHPC ospita popolazioni uniche di neuroni che codificano selettivamente segnali di grassi e zuccheri post-ingestione, fornendo una base neurale per le preferenze specifiche di macronutrienti.
L’obiettivo dello studio era valutare se l’ippocampo si attivasse in risposta a nutrienti specifici, partendo dall’ipotesi che grassi e zuccheri possano attivare un sottogruppo di neuroni dell’HPC con funzione oressigenica e glutammatergicica. Utilizzando tecniche avanzate di neuroimaging, i ricercatori hanno osservato che l'ippocampo risponde in modo specifico a diversi nutrienti, come glucosio e grassi e che il nervo vago, che collega l'intestino al cervello, svolge un ruolo cruciale nel trasmettere al cervello le informazioni sui nutrienti assunti.
Sono state poi identificate popolazioni di neuroni nell'ippocampo che rispondono specificamente ai grassi. L'inibizione di queste cellule ha portato a una riduzione del consumo di grassi, ma non di zuccheri.

Lo studio ha anche dimostrato che queste cellule dell'ippocampo sono coinvolte nella memoria spaziale associata al cibo. In altre parole, queste cellule ci aiutano a "ricordare" dove abbiamo trovato determinati alimenti, come i cibi grassi.

Conclusioni

Lo studio ha fornito nuove e importanti informazioni sui meccanismi cerebrali che regolano l'appetito e il comportamento alimentare, aprendo la strada a nuove terapie innovative per contrastare l'obesità.
Lo studio ha confermato il ruolo dell’dHPC, e dei neuroni oressigenici sensibili a grassi e zuccheri, nel promuovere l’assunzione di cibo, anche se non è ancora perfettamente chiaro quale popolazione neuronale sia specificatamente coinvolta.


Matteo Vian

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