Quando un paziente con malattia avanzata partecipa a un trial, può correre il rischio di eventi che richiedono un accesso al pronto soccorso (PS), o comunque al centro di riferimento. È possibile prevedere chi, tra tutti, è più a rischio? Quali sono i fattori che rendono una situazione delicata? A queste domande ha risposto uno studio presentato (https://www.swog.org/news-events/news/2024/09/24/risk-model-ids-trial-patients-highest-risk-acute-care-use) al 2024 ASCO Quality Care Symposium svoltosi a San Francisco alla fine di settembre dagli oncologi del Columbia University Irving Medical Center, centro di New York che aderisce allo SWOG Cancer Research Network, grazie a un modello.
Nello specifico, gli autori hanno controllato le cartelle di poco meno di 1.400 pazienti con tumori in stadio avanzati arruolati in un trial, e hanno scoperto che circa due terzi di loro (il 67,5%) aveva avuto almeno un accesso al Pronto Soccorso all’anno. A quel punto hanno suddiviso i dati i due sotto-campioni: una parte (il 60%) è stata utilizzata per realizzare un modello, l’altra parte per verificare lo stesso (40%).
Nel modello sono stati inclusi ben 23 parametri relativi alla situazione iniziale dei pazienti, tra i quali tutte le informazioni socioeconomiche e demografiche, quelle cliniche (comprese eventuali comorbidità) e quelle terapeutiche.
Il risultato della prima versione è stato che ci sono quattro elementi che, più di tutti gli altri, possono essere utilizzati per predire efficacemente la vulnerabilità: il Performance Status, la presenza di una patologia cardiovascolare, quella di una epatica e quella di ipertensione.
Applicando poi la versione finale ai dati, si è visto che chi possiede due o più dei quattro fattori principali ha un rischio di andare incontro a un evento acuto che richiede il ricorso al PS triplo rispetto a quello di chi ha al massimo uno dei quattro fattori.
Quando i ricercatori hanno poi utilizzato il modello su tutti e 1.400 pazienti, hanno visto una capacità di predizione ancora più forte: coloro che rientravano nel quartile di rischio più elevato (cioè avevano tre o quattro fattori) avevano un rischio che era più che quadruplo (odds ratio = 4,23) rispetto a chi ricadeva nel quartile più basso (zero fattori di rischio).
Fino a poco tempo fa – hanno ricordato gli autori – i pazienti con comorbidità erano quasi del tutto esclusi dagli studi, anche per ridurre le disparità nell’accesso dei pazienti con background sociodemografici diversi. In seguito sono stati fatti molti sforzi per eliminare o quantomeno ridurre queste limitazioni, ma ciò comporta qualche pericolo in più. “Tuttavia” concludono “i ricercatori e gli sperimentatori dovrebbero anticipare un rischio più elevato di utilizzo in terapia intensiva, e adottare le misure conseguenti. Ora è possibile farlo con valutazioni relativamente semplici, come quelle indicate dai nostri risultati”.
Fonte:
“Development and validation of a risk prediction model for acute care use among patients with advanced cancer on clinical trials” (abstract 277)
https://www.swog.org/news-events/news/2024/09/24/risk-model-ids-trial-patients-highest-risk-acute-care-use