L'obesità è stata tradizionalmente affrontata attraverso strategie basate su dieta ed esercizio fisico. Tuttavia, un nuovo approccio integrato e personalizzato emerge dal recente 23° Congresso AME (Associazione Medici Endocrinologi), che si è svolto a Roma. Questo approccio pone l'accento non solo sulla perdita di peso ma anche sulla prevenzione e gestione delle complicanze, migliorando la qualità della vita del paziente.
La terapia farmacologica per l'obesità ha raggiunto un punto di svolta con l'introduzione degli analoghi del GLP-1RA, che mostrano notevoli vantaggi per la salute cardiovascolare e metabolica, con effetti collaterali relativamente contenuti. L'obesità non è solo un eccesso di peso, ma una malattia cronica progressiva che comporta gravi complicanze come malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
In Italia, l'11,4% della popolazione è affetto da obesità, con l'80% di questi pazienti che presenta scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata (HFpEF), aumentando il rischio di eventi cardiovascolari fatali fino all'85% e riducendo l'aspettativa di vita di almeno sei anni. L'arrivo degli analoghi del GLP-1-RA rappresenta una svolta nel trattamento dell'obesità, in quanto permette di ridurre il peso e migliorare la salute cardiovascolare in tempi brevi.
Durante il Simposio “Innovative solutions on patient care”, organizzato con il contributo non condizionante di Novo Nordisk all'interno del Congresso AME, Renato Cozzi, past president AME, ha commentato: «Stiamo assistendo a un notevole miglioramento nel trattamento dell'obesità e delle patologie correlate. L'introduzione dei nuovi farmaci ha rivoluzionato l'approccio terapeutico, rendendo essenziale un cambio di strategia a 360°».
Recenti studi pubblicati su “The Lancet” hanno dimostrato che semaglutide riduce significativamente il rischio combinato di mortalità cardiovascolare o eventi da scompenso cardiaco nei pazienti con HFpEF. L'analisi cumulativa degli studi STEP HFpEF, STEP HFpEF-DM, SELECT e FLOW ha coinvolto 3.743 partecipanti, mostrando una riduzione del 31% del rischio di morte cardiovascolare o peggioramento dell'insufficienza cardiaca e del 41% del rischio di peggioramento dell'insufficienza cardiaca da sola.
I pazienti con HFpEF e obesità o diabete di tipo 2 presentano sintomi invalidanti e limitazioni fisiche, con un alto rischio di ricoveri ospedalieri e morte. L'obesità è un importante fattore di rischio per lo sviluppo dell'HFpEF, affliggendo circa l'80% dei pazienti, spesso insieme al diabete di tipo 2.
«L'integrazione di nuovi farmaci nel trattamento dell'obesità non solo aiuta nella gestione del peso, ma offre un approccio olistico alla salute del paziente, migliorando significativamente la qualità della vita e riducendo i rischi di gravi complicanze» ha concluso Cozzi.