Un elevato consumo di alimenti ultraprocessati è associato all'accelerazione dell'invecchiamento biologico, indipendentemente dalla qualità nutrizionale della dieta. Sono i risultati di uno studio condotto dall'Unità di ricerca di Epidemiologia e prevenzione dell'Irccs Neuromed di Pozzilli, Isernia, in collaborazione con l'Università Lum (Libera università mediterranea) di Casamassima, Bari, e pubblicati su 'The American Journal of Clinical Nutrition'.
L'indagine, che ha coinvolto oltre 22mila partecipanti del Progetto Moli-sani, - spiega una nota - ha utilizzato oltre 30 diversi biomarcatori ematici per misurare l'età biologica che, a differenza dell'età cronologica che dipende solo dalla data di nascita, riflette le condizioni biologiche del nostro corpo, inclusi organi, tessuti e apparati. Grazie a un dettagliato questionario alimentare, i ricercatori hanno potuto stimare il consumo di alimenti ultraprocessati (Upf), ossia quei cibi fatti in parte o interamente con sostanze che non vengono utilizzate abitualmente in cucina (per esempio proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati) e che contengono generalmente diversi additivi come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti. Tra questi non solo snack confezionati o bevande zuccherate, ma anche prodotti insospettabili come pane industriale, yogurt alla frutta, alcuni cereali per la colazione o zuppe pronte, per fare alcuni esempi. Lo studio ha dimostrato che le persone che consumano molti alimenti ultraprocessati sono biologicamente più vecchie della loro effettiva età cronologica. L'invecchiamento biologico è infatti un 'orologio interno' del nostro corpo, che può ticchettare più velocemente o più lentamente rispetto agli anni segnati sul calendario, riflettendo il vero stato di salute dell'organismo.
Partito nel marzo 2005, lo studio Moli-sani ha coinvolto circa 25mila cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori. Lo studio, oggi basato presso l'Irccs Neuromed, ha trasformato un'intera regione italiana in un grande laboratorio scientifico.