Consigliata negli Stati Uniti una doppia dose di vaccino anti-Covid aggiornato agli anziani e ai fragili tra il 2024 e il 2025. La direttrice dei Centers for Disease Control and Prevention, Mandy Cohen, ha approvato la raccomandazione del comitato consultivo Acip per le vaccinazioni (Advisory Committee on Immunization Practices), che suggerisce alle persone over 65 e ai pazienti moderatamente o gravemente immunodepressi di ricevere una seconda dose di vaccino Covid-19 2024-2025 a distanza di 6 mesi dalla prima. Per gli immunodepressi è prevista anche la possibilità, da discutere e concordare con il medico curante, di dosi aggiuntive: tre o più. La decisione degli Cdc americani non è condivisa però dagli esperti italiani. Per l'epidemiologo Massimo Ciccozzi: “È vero che il vaccino anti-Covid dopo 4 mesi inizia da alleggerire la sua forza, ma noi non dimentichiamo mai la nostra memoria immunologica che poi funziona per tutte le varianti e le mutazioni. Non trovo giusto fare un richiamo a 6 mesi, ma basta una dose una volta l'anno come per l'influenza. Trovo invece importantissimo seguire le vaccinazione e verificarne l'efficacia e la sicurezza, così evitiamo le tante fake news sui rischi dei vaccini".
La raccomandazione, spiegano i Cdc, riconosce "l'aumento del rischio di gravi malattie da Covid negli anziani e negli immunodepressi" e conferma "i dati attualmente disponibili sull'efficacia del vaccino e sulla circolazione annuale di Covid-19". Fornisce inoltre "chiarezza agli operatori sanitari su quante dosi annuali devono essere somministrate alle persone moderatamente o gravemente immunodepresse" e punta ad "aumentare per questa categoria di pazienti la copertura vaccinale con seconda dose". "I dati - avverte l'agenzia federale Usa - continuano a confermare l'importanza della vaccinazione per proteggere le persone più a rischio di esiti gravi" se infettate da Sars-CoV-2. "Ricevere i vaccini anti-Covid raccomandati per il 2024-2025 può ripristinare e migliorare la protezione contro le varianti virali attualmente responsabili della maggior parte delle infezioni e dei ricoveri ospedalieri negli Stati Uniti", assicurano i Cdc. "La vaccinazione - concludono - riduce anche il rischio di conseguenze associate al Long Covid", effetti che "possono svilupparsi durante o dopo un'infezione acuta e durare per un periodo prolungato".
La raccomandazione rivolta dai Cdc americani agli over 65 e ai pazienti fragili è "una disposizione condivisibile", secondo il virologo Fabrizio Pregliasco. Da un lato perché "le onde di risalita dei contagi tornano ogni 4-6 mesi", dall'altro perché "la vaccinazione protegge anche dalla problematiche del Long Covid e quindi un rinforzo delle difese immunitarie ha senso". Tuttavia, passando dalla teoria ai fatti, "l'appuntamento annuale è più praticabile", spiega all'Adnkronos Salute il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell'università Statale di Milano. "L'importante è almeno una dose di richiamo annuale per tutti, con priorità alle categorie a rischio. Poi per gli extra-fragili si possono anche valutare dosi aggiuntive", è l'opinione dell'esperto. Anche Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, non si dice d’accordo con quanto affermato dai Cdc americani. “Credo che l'immunizzazione Covid 2024-2025 deve essere indirizzata a chi ha più di 75 e chi è gravemente immunocompromesso: pazienti ematologici, leucemici, trapiantati, chi fa cortisone cronico e a chi ha malattie respiratorie importanti come la bronchite cronica. Mi dispiace, ma non sono d'accordo con i colleghi dei Cdc", dichiara.